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Con Papa, contro la guerra, per costruire la pace

Flavio Lotti
Pubblicato il 07-11-2022

Flavio Lotti, coordinatore della Marcia PerugiAssisi

Stragi, massacri, distruzioni. La guerra che sta insanguinando l’Ucraina non ci dà pace. Anzi, pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno, ce la sta togliendo tutta. L’ombra della bomba atomica è tornata ad allungarsi sull’Europa come non accadeva da decenni. La crescita vertiginosa del costo della vita sta gettando moltissime persone e famiglie nella palude della miseria. L’esplosione del costo dell’energia sta costringendo molti piccoli imprenditori a chiudere panifici, negozi e imprese e a licenziare i lavoratori.

L’aumento dei poveri, dei disoccupati, dei lavoratori poveri, dei precari porta con sé l’aumento delle sofferenze, del disagio mentale, dell’esclusione sociale, dell’insicurezza, della vulnerabilità e delle disuguaglianze. Dopo aver patito la siccità più estrema, andiamo incontro ad un inverno in cui potremmo essere costretti a spegnere il riscaldamento.

E non possiamo nemmeno far conto sul ritorno certo della primavera perché tutte le previsioni socio-economiche per il prossimo anno sono negative. Come ci hanno detto a chiare lettere gli esperti del Fondo Monetario Internazionale nell’ultimo rapporto sull’economia mondiale “il peggio deve ancora venire”.

Cosa deve ancora succedere prima che decidiamo di fermare la follia della guerra?
Con una decisione senza precedenti che illumina la gravità della situazione, domenica 2 ottobre, Papa Francesco ha rinunciato al commento del Vangelo per lanciare un nuovo drammatico appello: «Che cosa deve ancora succedere? Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo distruzione?».

Sono parole forti e chiare che chiamano in causa direttamente il Presidente della Federazione Russa, il Presidente dell’Ucraina e tutti i responsabili delle Nazioni e della politica internazionale. «Chiedo con insistenza di fare tutto quello che è nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso, senza lasciarsi coinvolgere in pericolose escalation, e per promuovere e sostenere iniziative di dialogo. Dopo sette mesi di ostilità, si faccia ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora eventualmente non utilizzati, per far finire questa immane tragedia».

Le parole del Papa esprimono il pensiero semplice e realista di tutte le donne e gli uomini liberi: cosa bisogna fare di fronte ad una guerra se non cercare di fermarla?
La pace è l’interesse primario di tutte le genti e le nazioni. Abbiamo bisogno della pace come i nostri polmoni hanno bisogno dell’ossigeno. Per questo, i governanti hanno la responsabilità primaria di lavorare senza sosta per fermare la guerra e creare le condizioni per ricostruire la pace. Se non lo fanno vengono meno alla loro stessa ragion d’essere. I propagandisti del “pensiero unico della guerra” non ne vogliono sentir parlare, ma la via della pace esiste e Papa Francesco non si stanca di indicarla ai credenti e non credenti di tutto il mondo, con magistrale fermezza e coerenza.

Per spezzare la spirale mortifera dell’escalation, è necessario togliere la parola alle armi e restituirla alla politica.
Invece dei propositi di vittoria, vendetta e umiliazione che stanno portando all’apocalisse atomica si possono e si debbono ricreare le condizioni per la ripresa del dialogo politico. Invece di coltivare il disegno impraticabile dell’isolamento della Russia si può e si deve proporre di far tacere le armi per costruire assieme in Europa un sistema di sicurezza comune dall’Atlantico agli Urali basato sul disarmo, i diritti umani, il diritto all’autodeterminazione dei popoli e i diritti delle minoranze. Così come nel 1975 la Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa con l’Atto finale di Helsinki rappresentò la risposta politico diplomatica all’esigenza di aprire canali di dialogo tra i paesi appartenenti ai due blocchi contrapposti dell’Est e dell’Ovest, oggi dobbiamo lavorare alla costruzione della Casa Comune Europea e dare vita ad un sistema di sicurezza paneuropeo nella prospettiva di una federazione europea che riunisca tutti gli stati del nostro continente.

Invece di continuare a svilire le Nazioni Unite si può e si deve impegnare il Segretario Generale dell’Onu e l’Assemblea Generale ad avviare un negoziato globale per la pace in cui tutti i governi del mondo, a cominciare dalle grandi potenze, siano chiamati ad affrontare i veri nodi globali dello scontro, assumendosi la responsabilità di scegliere la via della pace anziché la via della guerra (perché non lavorare ad una Conferenza mondiale della pace?). «Garantire la sicurezza e la pace è responsabilità dell’intera comunità internazionale. – così il Presidente Mattarella affermava davanti al Consiglio d’Europa lo scorso aprile. – Questa, tutta intera, può e deve essere la garante di una nuova pace. Se la voce delle Nazioni Unite è apparsa chiara nella denuncia e nella condanna ma, purtroppo, inefficace sul terreno, questo significa che la loro azione va rafforzata, non indebolita». Invece di continuare la corsa al riarmo e aumentare le spese militari possiamo e dobbiamo investire sulla promozione della sicurezza umana perseguendo l’attuazione del diritto di tutti ad una esistenza e un lavoro dignitoso, alla salute, all’educazione, alla casa, a vivere in un ambiente sano e bello.

Dunque, l’alternativa alla guerra totale esiste ma per realizzarla, per spingere i governi sulla via della pace, deve crescere dal basso un vasto e chiassoso movimento di cittadini e istituzioni per la pace.

È con questo spirito che il comitato promotore della Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità ha organizzato ad Assisi, presso il Sacro Convento di San Francesco, un incontro di riflessione intitolato “Con Papa Francesco, contro la guerra, per costruire la pace”. Impossibile dare conto dei tanti interventi che si sono susseguiti e dei tanti partecipanti che hanno voluto portare il proprio contributo. Ma al termine di una bella e intensa giornata, improntata all’ascolto reciproco, sono emerse almeno tre importanti indicazioni. Primo: La pace si costruisce assieme. Nessuno può pensare di fare da solo. Per questo, oggi, ancor più di ieri, dobbiamo promuovere l’unione di tutte le donne e gli uomini che vogliono la pace. La manifestazione nazionale di Roma è un seme importante che va coltivato con lungimiranza. E il Sacro Convento di San Francesco d’Assisi è pronto a dare una mano.

Secondo: Insieme con Papa Francesco, dobbiamo chiedere alla politica e, in particolare, ai nuovi responsabili della politica nazionale, di promuovere una seria iniziativa di ricerca della pace e di fronteggiare le conseguenze della guerra con investimenti e politiche di cura delle persone, della comunità e del pianeta. L’appello “Cura, non bombe!”, presentato ad Assisi da Rosy Bindi, Claudio Martini, Silvana Amati, Stefano Cecconi e sottoscritto da numerose personalità della società civile, dell’associazionismo, del volontariato e del mondo della scuola, ci aiuterà a dare voce e forza a questa urgenza.

Terzo: L’opposizione alla guerra deve essere accompagnata da un grande sforzo per costruire una vera cultura della pace. Alla propaganda di guerra e alle campagne di persuasione dell’opinione pubblica che straripano nei grandi mezzi di comunicazione (già vietate dall’articolo 20 del Patto internazionale sui diritti civili e politici) dobbiamo opporre un capillare lavoro quotidiano di formazione, educazione e crescita culturale che valorizzi le energie positive dei giovani. Centinaia di insegnanti e dirigenti scolastici stanno partecipando alla realizzazione del programma nazionale di educazione civica “Per la pace.

Con la cura” promosso dalla Rete Nazionale delle Scuole di Pace. In tanti hanno deciso di utilizzare il “Quaderno degli Esercizi di Pace” per organizzare i propri percorsi didattici. Lunedì 28 novembre, migliaia di studenti impegnati in queste attività si incontreranno con Papa Francesco per andare ancora più a fondo e capire cosa vuol dire oggi “imparare a fare la pace”. E poi, a conclusione di questo anno scolastico, parteciperanno all’organizzazione di una nuova edizione della Marcia PerugiAssisi che si terrà il 21 maggio 2023.
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