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Giornata Mondiale Poveri: Dobbiamo fare di più

ORAZIO LA ROCCA Ansa - Daniel Dal Zennaro
Pubblicato il 12-11-2022

Davanti ai poveri non si fa retorica

Nuovo drammatico allarme povertà in Italia e nel mondo. Ai tradizionali eserciti disarmati di inermi uomini, donne, bambini in fuga da fame, miserie, guerre, malattie, violenze, oppressioni e bisogni di ogni genere, quest'anno si sono aggiunti i profughi ucraini costretti a lasciare case e città a causa dell'invasione dell'esercito russo che dallo scorso 24 febbraio sta seminando morte e distruzione in tutta l'Ucraina.

Nuovi poveri” del terzo millennio, denunzia papa Francesco nel messaggio per la VI Giornata mondiale dei poveri del 13 novembre dedicata al tema “Gesù Cristo si è fatto povero per voi”. Un testo che, tra l'altro, gronda dolore, pietà, sdegno per il nuovo conflitto scoppiato nel cuore dell'Europa provocato dall’«insensatezza» di una guerra che è andata a sommarsi alle tante altre guerre “dimenticate” in corso nel mondo, ammonisce il messaggio papale – presentato il 24 giugno scorso in Vaticano dall'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per l'Evangelizzazione –, causando, oltre agli eccidi e alle distruzioni, nuovi poveri e nuove forme di povertà.

Un dramma nel dramma puntualmente certificato dal Rapporto della Caritas italiana 2022 su povertà ed esclusione sociale dal titolo L'anello debole, presentato in occasione della Giornata mondiale dei poveri, dal quale emerge che oltre il 9% degli italiani (circa 5 milioni e 600 mila persone) vive in condizione di “povertà assoluta”, a causa sia della pandemia da Covid dall'inizio del 2020 che per l'invasione dell'Ucraina. Un record negativo che il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, commenta con grande «preoccupazione», augurandosi che «il nuovo governo ne tenga conto subito con interventi mirati ed immediati».

Stesse preoccupazioni nelle parole di papa Francesco, che nel suo messaggio pensa in modo particolare ai profughi ucraini e a quanti sono rimasti nel loro paese pagando prezzi altissimi in termini di violenze e massacri, che «non risparmiano nemmeno la parte più innocente della popolazione, i bambini». È in particolare a loro che Bergoglio pensa nella Giornata dei poveri con un testo di denuncia che – spiega - vuole essere una «sana provocazione per riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente» e al tempo stesso «un’opportunità di grazia per fare un esame di coscienza personale e comunitario» alla luce di quanto sta succedendo in Ucraina e in tutte quelle altre zone massacrate da guerre che ormai «non fanno più notizia».

Ma accanto ai richiami e alle denunzie, il Pontefice non dimentica quanti hanno accolto i milioni di profughi in fuga dai conflitti, compiacendosi con loro e nello stesso tempo invitandoli a non scoraggiarsi di fronte al protrarsi delle guerre. Il Papa invita, inoltre, i cristiani a superare l’indifferenza verso i poveri e a impegnarsi in prima persona, a «rimboccarsi le maniche», ad assumere la solidarietà come forma di impegno sociale e cristiano, rifuggendo egoismi e avidità.

«Succede che alcuni cristiani, per un eccessivo attaccamento al denaro, restino impantanati nel cattivo uso dei beni e del patrimonio – si legge nel testo -. Sono situazioni che manifestano una fede debole e una speranza fiacca e miope». Francesco evidenzia che «il problema non è il denaro in sé» bensì «il valore» che si dà a esso. «Non può diventare un assoluto, come se fosse lo scopo principale – prosegue -. Un simile attaccamento impedisce di guardare con realismo alla vita di tutti i giorni e offusca lo sguardo, impedendo di vedere le esigenze degli altri. Nulla di più nocivo potrebbe accadere a un cristiano e a una comunità dell’essere abbagliati dall’idolo della ricchezza».

C'è, comunque, un “pericolo” che il Papa addita nel messaggio ai cristiani e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, vale a dire la possibilità di cadere nella “trappola” di occuparsi dei poveri solo con logica assistenzialistica. Al contrario, per il Pontefice è bene, cristiani e non crtistiani, credenti e non credenti, ad «impegnarsi perché nessuno manchi del necessario. Sempre.

Non è l’attivismo che salva - avverte Francesco - ma l’attenzione sincera e generosa che permette di avvicinarsi a un povero come a un fratello che tende la mano perché io mi riscuota dal torpore in cui sono caduto». Spinge quindi a «incontrare i poveri per mettere fine a tante ansie e paure inconsistenti, per approdare a ciò che veramente conta nella vita e che nessuno può rubarci: l’amore vero e gratuito.

I poveri – spiega - prima di essere oggetto della nostra elemosina sono soggetti che aiutano a liberarci dai lacci dell’inquietudine e della superficialità». E conclude portando l’esempio di san Charles de Foucauld, canonizzato il 15 maggio scorso, «un uomo che, nato ricco, rinunciò a tutto per seguire Gesù e diventare con Lui povero e fratello di tutti». La Giornata mondiale dei poveri «ogni anno diventa sempre più radicata nel cuore dei cristiani di tutto il mondo con iniziative tra le più svariate, frutto della carità creativa che anima e suscita l’impegno della fede», il commento di monsignor Fisichella.

Papa Francesco «attraverso l’impegno del dicastero per l’evangelizzazione nella sezione che per competenza ha la responsabilità di questa Giornata mondiale, ha questo momento con la tradizionale celebrazione eucaristica di domenica 13 novembre e le diverse iniziative che nel corso della settimana precedente raggiungeranno le varie forme di povertà della sua diocesi di Roma».

Ma i poveri non vanno aiutati solo a parole. Per questo, monsignor Fisichella ricorda che lo scorso anno a 5mila famiglie bisognose è stato distribuito un kit di medicinali da banco, «per far fronte alla pandemia e alle varie patologie di stagione». «Sono stati distribuiti, inoltre, tonnellate di viveri: generi alimentari di prima necessità come olio, sale, zucchero, passata di pomodoro, caffè, latte, riso».

E a 500 famiglie sono state pagate le bollette di acqua, luce, gas, assicurazioni e affitti. «Questo e tanto altro è stato reso possibile, come ci auguriamo continuerà ad esserlo, perché tante persone hanno raccolto l’invito alla generosità così come agli inizi della nostra storia l’apostolo aveva rivolto ai primi cristiani non per farne un comando piuttosto per rendere tutti maggiormente sensibili alle esigenze di fratelli e sorelle che vivono nel disagio e nella povertà», ancora le parole di Fisichella. In particolare, ha concluso, «spero con tutto il cuore che quest’anno si possa riallestire il presidio sanitario in piazza San Pietro e riorganizzare il pranzo con i poveri in Aula Paolo VI, sospesi a causa della pandemia».

La Giornata Mondiale sulla povertà 2022 è, dunque, uno stimolo a guardare al futuro nella consapevolezza delle difficoltà che ci attendono, come si evince dal Messaggio di papa Francesco e dai dati della Caritas italiana, «un Rapporto preoccupante, che – avverte il cardinale Zuppi - ci deve aiutare a scegliere e a vivere consapevolmente le settimane e i mesi difficili verso cui andiamo incontro, che richiedono e richiederanno tanta solidarietà, delle risposte rapide, perché la sofferenza non può aspettare, non deve aspettare, ma anche delle risposte che sanno guardare al futuro».

«Per guardare al futuro però – a parere del porporato arcivescovo di Bologna - dobbiamo capire bene il presente, altrimenti ci accontentiamo di alcune enunciazioni, oppure la visione del futuro resta del tutto staccata dai dati reali. Di qui la grande utilita' del Rapporto, delle indicazioni che offre e quindi della visione che richiede». Zuppi a sorpresa ha parole di apprezzamento per uno dei provvedimenti governativi che sta facendo discutere maggiormente opinione pubblica e partiti, il Reddito di cittadinanza.

«Una cosa che mi ha colpito» del rapporto, «e speriamo che il governo sappia affrontare con molto equilibrio, è il problema del Reddito di cittadinanza che – ricorda il cardinale presidente dei vescovi italiani - è stato percepito da 4,7 milioni di persone, ma raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti. Quindi c'è un aggiustamento da fare, ma mantenendo questo impegno che deve essere così importante in un momento in cui la povertà sarà ancora più dura, ancora più pesante e rischia di generare ancora più povertà in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza, che devono avere anche la possibilità di uscire da questa zona retrocessione».

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