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Sacro Convento: piantate 27 rose a Palermo per ricordare le vittime della mafia

Redazione
Pubblicato il 23-05-2023

Piantate 27 rose di san Francesco e santa Chiara nel giardino storico di Palazzo Jung

In occasione della giornata commemorativa dal titolo “Il tramonto si avvicina”, organizzata dalla Fondazione Falcone per il trentesimo anniversario delle stragi mafiose, fra Riccardo Giacon, OFMConv, Direttore della rivista “San Francesco Patrono d’Italia”, ha partecipato - in collaborazione con Rai Umbria - portando da Assisi ventisette piante di rose “di san Francesco e santa Chiara”, che sono state piantate nel giardino storico di Palazzo Jung alla presenza delle autorità e dei bambini delle scuole.

La manifestazione, iniziata nella mattinata e trasmessa in diretta su Rai 1, proseguirà nel pomeriggio con la commemorazione e un minuto di silenzio alle 17.58 presso l’Albero Falcone.

 

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«Siamo molto felici – ha dichiarato fra Giulio Cesareo, OFMConv, Direttore dell’Ufficio comunicazione del Sacro Convento –, come frati del Sacro Convento e della Basilica di San Francesco in Assisi, di poter partecipare alla celebrazione del 31º anniversario della strage di Capaci.


A nome della nostra comunità fra Riccardo Giacon, OFMConv, ha portato da Assisi 27 piante di rose che sono state piantate in ricordo delle vittime di mafia degli anni 1992-1993.
Di san Francesco si dice infatti, che, mentre era tentato di abbandonare la vita evangelica intrapresa con tanto entusiasmo, si lanciò in un roveto dove poi sono germogliate e cresciute rose senza spine; la stessa dinamica del roveto trasformato in rose la troviamo nella basilica di San Francesco, in una delle vele giottesche, nella ghirlanda fiorita che adorna il capo di Madonna Povertà nel suo matrimonio mistico con san Francesco.
Queste rose sono così, in chiave francescana, un simbolo della perseveranza nella lotta per il bene e nella fedeltà alle intuizioni giuste e preziose della vita. Anche se tutto ciò è difficile e comporta sacrifici importanti, alla fine genera vita, bene, libertà e gioia condivise.
Di fronte infatti al male san Francesco capì che non si poteva scendere a compromessi e solo così è potuta nascere veramente la speranza.
San Francesco ci sia dunque ispiratore nel continuare la lotta per la legalità e la giustizia contro ogni violenza e crimine organizzati, nella certezza che nessun sacrificio è vano e che tutto il bene seminato porterà, anzi porta già frutto».

 



In un intervento fatto nel giorno in cui ha visitato la tomba di san Francesco e il Sacro Convento, Maria Falcone, esortando i frati, ha detto:
«Nella lotta alla mafia potete semplicemente spiegare quanto sia importante la partecipazione corale. Il rigetto di tutti quei comportamenti che ne contribuiscono alla proliferazione: per esempio l’indifferenza, la convinzione che la mafia tocchi solo gli altri, perché questo non è vero. La mafia si attacca alla società come un cancro. Società che, per fortuna, non è più quella omertosa di un tempo. Per questo motivo finché potrò testimonierò: per sconfiggere l’omertà e l’indifferenza e per il rispetto delle regole della convivenza civile dove il crimine non può attecchire».


L’intervista integrale sarà pubblicata nel numero di giugno della rivista San Francesco.

 

 

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