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Zamagni, il mercato civile e la lezione di Ford

Paolo Foschini Web
Pubblicato il 23-02-2022

Economia sociale

A dirla con Stefano Zamagni, che di economia sociale è uno dei più riconosciuti esperti al mondo, bisognerebbe prendere atto che in realtà le B Corp non hanno inventato niente: «Al punto ci era già arrivato Henry Ford. Esattamente un secolo fa».

Alla faccia.
«Certo, son cose che chi parla tanto di capitalismo dovrebbe sapere. Peccato che in cambio Ford si prese una denuncia. Per questo alla fine si è dovuti ripartire, con regole che oggi sembrano nuove se non fosse che il principio appunto è vecchio di cent' anni. E per questo adesso, anche in Italia, bisognerà aggiornare il Codice civile. Il che succederà presto perché...».

No, scusi un attimo professore, andiamo per gradi: le spiace spiegare anche a noi cosa c'entra Ford?
«C'entra perché le B Corp attuali, un fenomeno nato nel 20o6 negli Stati Uniti con la denominazione completa di Benefit Corporation, sono state create per consentire che un imprenditore potesse usare i soldi della sua azienda anche per il bene comune senza che questo fosse considerato un reato».

Un reato?
«Negli Usa sì. Per via del caso Ford. Il fatto era successo negli Anni Venti. Quando lui aveva deciso, unilateralmente, non solo di raddoppiare il salario a tutti i suoi dipendenti ma anche di integrarlo con una serie di benefit».

Urca. E non poteva?
«Pare di no. I suoi soci di minoranza, i fratelli Dodge che poi divennero quelli dei camion, lo denunciarono con l'accusa di volersi mostrare munifico con un capitale che era anche loro. E vinsero la causa: il tribunale disse che l'unico scopo dell'impresa è il profitto; quindi, usare i soldi dell'azienda per altri fini ancorché nobili era come derubare i soci. Ovvio che da lì in poi chi la pensava diversamente ebbe vita difficile. Ma alle conclusioni contrarie, che oggi reputiamo così moderne, c'era già arrivato Ford». (In effetti su Internet si trovano i verbali del processo. A un certo punto lui spiega al giudice che lo scopo di chi fonda un'impresa è «fare il maggior bene possibile, in ogni contesto, a beneficio di tutti, e incidentalmente fare soldi». La Corte alla fine gli ordinerà di smetterla e di versare subito 19 milioni di dollari ai soci come dividendi).

E l'Italia?
«Da noi l'istituzione delle Società benefit è arrivata formalmente nel 2016, dieci anni dopo le B Corp degli Usa. E siamo stati i primi al mondo dopo di loro. Senza che fossimo obbligati, peraltro, visto che qui non c'era il rischio di essere denunciati per filantropia. Ma la differenza, in verità, è che l'idea per cui un'impresa unisse utilità sociale e profitto non è mai stata per noi una novità. È nel Dna dell'imprenditoria italiana, almeno in certa misura. Mentre a Chicago il padre del neoliberismo Milton Friedman scriveva che "la sola responsabilità sociale dell'impresa è massimizzare il profitto a ogni costo" in Italia c'erano gli Olivetti, i Lanerossi, c'era Crespi d'Adda... e che cos' erano queste se non B Corp prima dell'invenzione delle B Corp? A non aver capito niente era Friedman».

Il report della Community dice che le B Corp in questi due anni sono esplose. Sarà un fuoco di paglia o diventerà davvero la nuova economia?
«I misoneisti che non credono al cambiamento di niente risponderebbero con la prima delle due. Ma io penso abbiano ragione gli altri, a dire che questa trasformazione non solo continuerà ma si arricchirà di nuovi contenuti».

Perché?
«Perché il capitalismo alla Friedman non ha mantenuto ciò che aveva promesso, cioè la possibilità per chiunque di salire nella scala sociale. L'ha detto anche Larry Fink, alla testa del più grande fondo d'investimento del mondo, spiegando perché d'ora in poi BlackRock investirà solo nella transizione: non perché io sia un ecologista ma perché sono un vero capitalista che crede nel progresso, ha sottolineato, e oggi il progresso da costruire è quello sociale e sostenibile. La Community delle B Corp è l'embrione di questa evoluzione endogena».

Quali sono i prossimi passi?
«Una cosa importante sarà modificare con urgenza l'articolo 2247 del Codice civile, che definisce il contratto di società come unione di due o più soggetti i quali mettono insieme risorse al fine di ripartirsi utili: ma abbiamo visto che impresa non è solo questo, anzi. Mi aspetto che Assobenefit saprà esercitare la pressione necessaria affinché questa modifica si faccia in fretta: in fondo il Parlamento è appena riuscito a cambiare la Costituzione per metterci l'ambiente, cambiare un articolo del Codice civile è molto più facile. E servirà a rendere più civile il mercato. Perché il vero obiettivo finale è quello: civilizzare il mercato». (Corriere Buone Notizie)

Cos'altro può fare il pubblico per accelerare l'evoluzione in corso?
«Più che sugli incentivi, che sono uno strumento vecchio, bisogna agire sul fattore Vis: valutazione di impatto sociale. Le istituzioni devono premiare quei soggetti con Vis maggiore. In Emilia-Romagna succede già. La strada è questa».

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