editoriale

La Natività illumina il Natale di Assisi

Padre Enzo Fortunato Redazione San Francesco
Pubblicato il 08-12-2020

L'editoriale di Padre Enzo Fortunato per La Nazione

C’è una donna tra le più famose al mondo. Forse la più famosa. È Maria. Venerata da musulmani, cristiani, e non... Tratteggiata, dipinta, affrescata dai più grandi artisti. Se poi scorriamo la poesia che lei ha ispirato, ci accorgiamo di quanto sia presente nel vissuto di ciascuno. Mi sovvengono le parole di un poeta dialettale, Trilussa, che non rare volte ha irriso il credo religioso. A Maria ha dedicato una delle consapevolezze più diffuse nelle relazioni tra mamma e figli, tra nonne e nipoti: “Quannero regazzino, mamma mia me diceva ‘Ricordati, fijolo,  quanno te senti veramente solo, tu prova a recità 'n Ave Maria. L'anima tua da sola spicca er volo e se solleva, come pe' maggia". Ormai so' vecchio, er tempo s'è volato. Da un pezzo s'è addormita la vecchietta, ma quer consijo nun l'ho mai scordato. Come me sento veramente solo io prego la Maronna Benedetta e l'anima mia da sola pija er volo’”. Andando più indietro, è il Sommo poeta che ci dona una delle verità più preziose del rapporto con la donna più famosa al mondo: “Donna, se’ tanto grande e tanto vali,   che qual vuol grazia e a te non ricorre sua disianza vuol volar sanz’ali”, scrive Dante nel XXIII canto del Paradiso.

Nel cuore della Basilica, Giotto ci regala uno dei cicli più belli, le nove scene dell’infanzia, che si snodano come un film a colori. Di questo ciclo abbiamo voluto proiettare un'immagine, sulla facciata della Basilica superiore, che in breve tempo ha fatto il giro del mondo, o, per dirla con il linguaggio dei social, è diventata virale. Milioni di condivisioni. Inaspettate, sì. Ma guardando la fusione tra tecnologia, tradizione e arte, forse non poteva essere diversamente. E non c’è commento che non metta in luce la tenerezza dell’immagine di Maria e della Natività. L’Assisiate ne era devoto , tanto da ricordarci che ciascuno di noi può dare vita a Gesù ogni giorno, attraverso i suoi gesti. 

Il colore del cielo e il colore del mantello di Maria si fondono nel blu.  Sono blu le volte stellate del ciclo, sono blu i cieli di tutte le scene, blu il mantello di Maria. Un blu nato dall’unione dell’azzurrite con la calce, forte ma fragile. La pietra che, macinata, lo produceva veniva dall’Afghanistan, ed era scoperta recente, perché greci e romani non sapevano come produrre il blu. Cimabue e Giotto sono inventori di questa luce azzurrite. 

La psichiatra Elizabeth Kübler-Ross nota che “Le persone sono come le vetrate. Scintillano e brillano quando c’è il sole, ma quando cala l’oscurità rivelano la loro bellezza solo se c’è una luce dentro” Ecco la forza dirompente di quella luce blu che il Natale ci dona. Una luce nella notte per educarci ad affrontare la notte della vita. Ed è questo l’augurio di Natale che parte da Assisi dove, con un connubio sorprendente, si articoleranno insieme arte e tecnologia, tradizione e innovazione, per una nuova strada. Per rendere fruibili, ieri come oggi, la gioia del Natale e per portarla, attraverso sorella tv, nelle case di tanti che non potranno raggiungere i luoghi di culto. (La Nazione)

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