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La guerra è sempre un omicidio tra fratelli

Fra Giulio Cesareo Roman Pilipey
Pubblicato il 26-05-2023

Padre Stanislav Kava,OFMConv, custode di Santa Croce in Ucraina, ci racconta la situazione del Paese ad oltre un anno dall’invasione.

«Nel mezzo di tutta la tristezza che stiamo vivendo, quello che mi sorprende è che questa guerra mi ricorda la battaglia di Davide contro Golia. Un’immagine biblica che mi viene in mente quando devo descrivere questo tempo in cui la Russia, un Paese molto grande, ha attaccato il mio Paese. Un altro episodio biblico sucitato da questo conflitto è quello del primo omicidio: Caino che uccide Abele, suo fratello. Così è anche per me. Questa guerra è un omicidio tra fratelli. Non è mai esistita un’unione politica tra Russia e Ucraina, ma ogni guerra è sempre un assassinio del proprio fratello. 

In questo contesto l’Ordine francescano svolge una missione molto importante. Stiamo cercando di fare tutto il possibile e, grazie all’aiuto di tutti i confratelli e al sostegno del Ministro Generale fra Carlos Trovarelli OFMConv, tentiamo di rispondere a tutte le necessità che emergono da questa drammatica situazione. Ci chiediamo cosa fare e cerchiamo le soluzioni migliori ai problemi e ai bisogni delle vittime che la guerra sta procurando. Altre realtà sono al nostro fianco come la Caritas Antoniana e i frati in Polonia, Germania, Spagna, Stati Uniti e tanti altri Paesi che organizzano iniziative a sostegno degli ucraini.

C’è poi una particolare vicinanza dei nostri fratelli del Sacro Convento di Assisi, che pregano e si preoccupano per noi, ci sostengono sia spiritualmente che materialmente. Un sostegno materiale che rafforza la nostra speranza e ci aiuta ad alimentarla anche nel resto della popolazione flagellata dalla guerra. La speranza è il senso della vita. Essa non si indebolisce quando siamo connessi, quando sperimentiamo l’aiuto umano degli altri anche nelle cose semplici. La guerra priva la gente di tutto, porta via ogni cosa: la vita, la famiglia, la casa. La guerra ferisce, e se noi in questa realtà dessimo solo dell’aiuto spirituale, solamente buone parole – che di sicuro sono necessarie – senza il sostegno materiale il nostro cristianesimo non sarebbe autentico.

Un esempio per noi è anche papa Francesco, che porta il nome del nostro fondatore. Il Papa ci sostiene già dal 2014 e grazie ai suoi aiuti abbiamo istituito un servizio chiamato Il Papa per l’Ucraina. Questa iniziativa è un grande contributo economico – concreto – per le vittime dall’inizio del conflitto, perché bisogna ricordarci che ha inizio già nel 2014. 

I media nazionali riportano sempre le dichiarazioni di Bergoglio, la sua preoccupazione e la popolazione lo apprezza molto. Altre volte invece rimangono un po’ basiti, soprattutto nel momento in cui lo sentono parlare della sofferenza di entrambi i popoli – russo e ucraino –, perché lo interpretano come fosse un sostegno alla Russia. Non tutti riescono ad entrare nel pensiero della Chiesa e del cristianesimo, che predicano la fratellanza. Davanti a Dio siamo tutti fratelli e sorelle. Il Papa cerca di portare avanti questo pensiero nel mondo, evidenziando che la guerra è il male, che ci si uccide tra fratelli, che tutti coloro che contribuiscono ai conflitti sono dalla parte del male e che chi soffre è vittima di questo male. Senza dubbio è l’Ucraina a soffrire di più, però anche dall’altra parte c’è sofferenza. La Russia – nel momento in cui non riconosce che sta causando molto dolore – in qualche modo si sta facendo del male da sola. Sostenere l’omicidio, sostenere la guerra non è gradito a Dio. Prima di tutto è contro il comandamento non uccidere e ama il tuo prossimo. Mi piacerebbe portare ancora una volta un esempio biblico legato a questo conflitto: la fuga del popolo di Israele dall’Egitto. Ci sono molte affinità col popolo ucraino. Nell’ovest dell’Ucraina, abbiamo visto con i nostri occhi persone che lasciavano le loro macchine per strada e, camminando per diversi chilometri, raggiungevano il confine dello Stato. Avevano bambini, animali – che, giustamente, non volevano abbandonare – e tutto quello che riuscivano a trasportare a mano. Mi ha fatto impressione. Nessuno sapeva cosa sarebbe successo, come si sarebbe evoluta questa guerra, cosa ne sarebbe stato di quelli che rimanevano nel Paese. La gente voleva salvarsi dal male, mettersi in salvo dai militari occupanti che si comportavano in modo del tutto imprevedibile. 

C’è stato poi un altro momento che mi ha sconvolto. In occasione della mia visita nel distretto Bucha, ho visto a Irpin la violenza inflitta sulla popolazione dalle truppe di occupazione. Una violenza “stupida”, come la vendetta. Distruggere tanto per distruggere. Credo, tuttavia, che ciò che è accaduto a Bucha sia, forse, meno scioccante di quanto sta accadendo a Bakhmut mentre racconto tutto ciò. Penso che lì sia ancora più orribile e spaventoso. Scopriremo la verità solamente quando questa guerra sarà finita. 

Sono convinto che l’ultima parola sarà la vittoria, in modo particolare la vittoria di Dio nei cuori degli uomini. La guerra è il male più grande, ma anche in questo caso il Signore sa trovare dei cuori e delle mani buone per agire. Dio ha vinto la morte, il male, Satana e così ci aiuterà a vincere tutto il male che stiamo sperimentiamo.

Questa guerra non è la fine della nostra storia. Vedremo la grandezza di Dio ancora all’opera. La Chiesa avrà tante occasioni per poter parlare di Dio alle persone ferite. Sarà difficile parlare ai soldati che resteranno mutilati nel corpo da questo conflitto. Sarà difficile parlare alle mogli che hanno perso i loro mariti, ai bambini che hanno perso i genitori e dire loro che Dio è buono. Sarà molto difficile, ma grazie alla vostra preghiera, al vostro sostegno anche noi potremo mostrare loro che il Signore è il bene».

 
Potete essere a fianco della popolazione ucraina anche voi visitando il seguente link: https://donorbox.org/sostienifratiucraina

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