fede

Convegno dell'Ordine Trinitario su libertà religiosa

Antonio Tarallo Vatican Media
Pubblicato il 03-05-2022

Le parole del Generale dell’Ordine, padre Luigi Buccarello

E’ tempo di “tirare le somme”, così si dice, dopo la due giorni del convegno internazionale dei Padri Trinitari (organizzato dal SIT, l’organo trinitario per i cristiani perseguitati) che si è svolto nei giorni 25 e 26 aprile scorso, nell’aula del Sinodo dei Vescovi in Vaticano. Un convegno assai atteso, da tutti: le relazioni che si sono tenute nella due giorni sono state dense e colme di spunti di riflessione. Il meeting ha visto impegnato l'Ordine fondato da San Giovanni de Matha nel 1194, in una profonda lettura sull’attualità dello spirito dell’Ordine.

Giorni dopo, quando tutto riposa; quando si è decantato il tutto, così come fa un buon vino in un bicchiere, dopo la mescita; siamo andati a trovare il Generale dell’Ordine dei Trinitari, padre Luigi Buccarello. Ha il viso stanco, ma colmo di gioia per i risultati ottenuti. Le sale del Collegio “San Crisogono” dei Padri Trinitari, a Roma, ci ricordano lo spirito dell’Ordine: quello di liberare gli schiavi, gli oppressi per via della fede.

Qui, tra le istoriate volte delle sale, nel salone dove si tiene il consiglio dell’Ordine, troviamo padre Buccarello intento a scrivere ancora le relazioni post-convegno. “Sto ultimando le ultime note scritte, dopo il convegno. Una sintesi doverosa. E’ importante riflettere su ciò che è emerso dalle varie voci che abbiamo ascoltato. Fernando de Haro, giornalista COPE Spagna, ha tenuto la sua relazione sui perseguitati e la libera testimonianza della bellezza dell’evento cristiano. La Nigeria, anche, ha avuto la sua voce grazie a Padre John Bakeni, vicario della diocesi di Maiduguri. Abbiamo, inoltre, intessuto una proficua tavola rotonda internazionale che ha visto coinvolti paesi come la Cina, gli Usa, l’India, l’Arabia e Cuba”, dichiara a San Francesco patrono d’Italia. Il lavoro non finisce mai, non trova sosta se al centro del proprio servizio ci sono popolazioni che soffrono e che anelano la libertà.

Padre Buccarello non usa mezzi termini per dichiarare: “Non possiamo e non dobbiamo dimenticare i nostri fratelli che per via della fede subiscono discriminazioni, violenze, persecuzioni. In alcuni casi, e non pochi purtroppo, anche la morte. Il convegno che abbiamo svolto - tra l’altro - si è collocato in un momento drammatico della storia che stiamo vivendo. Ci stiamo impegnando - e non poco - per la guerra in Ucraina: stiamo aiutando i nostri fratelli che in questo periodo stanno vivendo una tragedia che mai pensavamo di vivere, di fronteggiare. Una guerra atroce che toglie libertà e serenità; che toglie la pace. E, la libertà e la pace camminano insieme, si sa bene. Il potere distruttivo della guerra ci ricorda che non c’è pace senza libertà ma anche che non c’è libertà senza la pace”.

La guerra in Ucraina inevitabilmente ha fatto da sfondo all’assemblea. Lo stesso Pontefice ha voluto dimostrare nei confronti dell’Ordine Trinitario una particolare attenzione. E lo ha fatto in un’udienza rivolta ai Padri Trinitari lo scorso 25 aprile, il primo giorno del convegno. Il Papa ha ricordato lo specifico del carisma dei Trinitari, l' “Ordine della Santissima Trinità e dei captivi”, cioè degli schiavi, dei prigionieri.

Padre Buccarello è contento di questa particolare attenzione della Santa Sede che vede il coronamento di anni di impegno; anni che hanno visto l’antico ordine religioso rinnovarsi sempre, camminando con la società. Papa Francesco, infatti, lo ha ricordato con queste parole: “Mi ha colpito positivamente vedere come avete saputo attualizzare il carisma dell’Ordine dando vita a questa organizzazione, che difende la libertà religiosa non in maniera teorica, ma prendendosi cura delle persone perseguitate e imprigionate a causa della loro fede. Nello stesso tempo, però, non mancano da parte vostra lo studio e la riflessione, che trovano anche modo di esprimersi in ambito accademico attraverso il corso di studi sulla libertà religiosa presso l’Angelicum, cattedra intitolata al vostro fondatore San Giovanni de Matha”.

E ha continuato, sempre rivolto ai Trinitari, durante l’udienza: “Nel vostro Ordine ha trovato un’espressione singolare, peculiare, direi “letterale” – un po’ come in Francesco la povertà –, cioè l’impegno per il riscatto degli schiavi. “Riscattare”. E per riscattare qualcuno si deve pagare, e voi pagate con la vostra vita, il prezzo. Questo è bello. Questo carisma è di flagrante attualità, purtroppo! Lo è sia perché anche nel nostro tempo, che si vanta di aver abolito la schiavitù, in realtà sono tanti, troppi gli uomini e le donne, persino i bambini ridotti a vivere in condizioni disumane, schiavizzati”.

E’ l’inizio di una nuova visione: uno sguardo che guarda all’importante passato dell’Ordine e che trova slanci sempre nuovi nel mondo contemporaneo. Ed è così che lo spirito di San Giovanni de Matha rivive ancora oggi, con perseveranza e spirito di servizio, grazie all’impegno del SIT e dell’intero ordine religioso.

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