fede

La Vergine di Guadalupe

Antonio Tarallo Ansa - ALESSANDRO DI MEO
Pubblicato il 12-12-2022

Il giardino fiorito

Messico e la sua Madonna: antica tradizione in cui la devozione popolare si sposa in maniera sublime con la fede, quella più genuina, quella più semplice. E non poteva essere altrimenti, visto che la Vergine di Guadalupe è profondamente legata a un bambino che nel 1531 vide Lei, la Mamma celeste, la più bella di tutte le donne: Maria, la Madre di Gesù.

Un piccolo bambino, una terra desolata e la Vergine Maria, così si potrebbe sintetizzare la storia della Vergine di Guadalupe. Il bambino si chiamava Juan Diego Cuauhtlatoatzin (1474-1548), che sarà uno dei primi indios a ricevere il sacramento del battesimo, grazie ad alcuni frati francescani, tra i primi missionari nelle terre messicane. Era un semplice contadino atzeco, Juan Diego, che riceverà il battesimo solo in età matura: all’età di cinquant’anni. Ma facciamo un salto nel tempo e ritorniamo a quel 1531, quando in quella mattina del 9 dicembre, a Juan accadde qualcosa di straordinario: la Madre di Gesù gli si presenta come “la perfetta sempre Vergine Maria, Madre del verissimo ed unico Dio”.

L’apparizione avviene in mezzo alla natura incontaminata della collina del Tepeyac, vicino a Città del Messico. È l’inizio della straordinaria storia della Madonna di Guadalupe. Come riportato in un vecchio testo in lingua azteca - il “Nican Mopohua”, attribuito all’indigeno Antonio Valeriano (1522-1605) - Juan Diego “vide una giovane Signora che lo chiamava con dolcezza”. Gli ordinò di recarsi dal vescovo per far sorgere una cappella su quella collina. Il veggente, allora, si presentò dal vescovo Juan de Zumarraga, ma la reazione del prelato non fu per niente positiva. Non era credibile quel piccolo bambino, illetterato, senza istruzione alcuna. Ma c’è anche una seconda apparizione nella quale avviene un dialogo fra i due protagonisti della storia: Juan le rende noto che non può soddisfare la richiesta fatta; non poteva, essendo un povero indio; ma la Vergine gli dice che deve essere proprio lui a compiere la missione; deve tornare dal vescovo Zumarraga e chiedere, nuovamente, la possibilità di costruire una cappella lì.

Juan ritorna dal vescovo che, dopo averlo interrogato sull’apparizione, gli domanda, allora, un segno tangibile di tale straordinario evento. Ed è a questo punto della storia che compare la famosa “tilma”, il segno visibile a tutti del suo incontro con la “Virgen morenita”: questo è l’appellativo con cui è conosciuta Maria di Guadalupe.

“Mio piccolo figlio, questi fiori saranno il segno per il vescovo. Solo alla sua presenza aprirai la tilma e mostrerai ciò che porti”, gli disse la Madonna. Juan Diego aveva raccolto - nonostante la stagione invernale - nei pressi della collina alcuni splendidi fiori di Castiglia, rose tipiche della regione spagnola. Il bambino avvolge quei fiori nel mantello, e una volta aperto davanti a Zumarraga, ecco per tutti lo stupore della fede, il segno prodigioso che ancora oggi nutre la devozione popolare dell’America del Sud e del mondo intero: le immagini delle rose, della Vergine sono rimaste impresse sulla tilma.

Letta così sembrerebbe una favola, ne ha tutti i contorni, soprattutto con quei fiori che fioriscono in una terra desolata. Ma non è così; non è favola la fede; è prova delle cose impossibili che a Dio non sono impossibili; è la testimonianza di quanto la purezza del cuore possa far fiorire nel mondo bellezza e dolcezza. Lì, in quei fiori sbocciati nel deserto, c’è tutto il mistero della fede, tutta la bellezza della Vergine Maria che non può non essere vista se non come il fiore più bello creato da Dio.

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