fede

Maggio, il mese della Vergine Maria

Antonio Tarallo
Pubblicato il 03-05-2023

Come nasce la devozione a Maria nel mese di maggio?

Maggio vuol dire Maria. Maggio vuol dire primavera, freschezza, fiori e luce. Da poco iniziato, in ogni chiesa d’Italia, si comincia a preparare quello che per tutti è il mese dedicato alla Madonna. Lei, madre di Cristo, madre del genere umano tutto. Devozione e fede si incontrano in un connubio perfetto, armonioso. E’ ovvio che ogni mese dell’anno è cadenzato da feste mariane, ma maggio rappresenta - assieme a quello di ottobre - il mese mariano per eccellenza. Ma perché e da dove nasce questa devozione?

Per rispondere a questa domanda, è necessario fare un salto indietro nel tempo, fino ad arrivare al Medio Evo, fino ai filosofi di Chartres del 1100. E ancora fino a giungere al XIII secolo, quando il re di Castiglia e Leon, Alfonso X detto il saggio, nel suo "Las Cantigas de Santa Maria" celebra Maria come: “Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, luce dei santi e dei cieli via”. Ecco comparire, allora, il fiore-emblema della Madonna, la rosa. “Rosa” richiama Rosario, è assai semplice; rosa richiama primavera, stagione da sempre conosciuta come periodo di rinascita della Natura.

Ma il termine “rosa” comparirà anche nel “Libretto dell’eterna sapienza” di un frate domenicano, tale Enrico Suso di Costanza, mistico tedesco vissuto tra il 1295 e il 1366: “Sii benedetta tu aurora nascente, sopra tutte le creature, e benedetto sia il prato fiorito di rose rosse del tuo bei viso, ornato con il fiore rosso rubino dell’Eterna Sapienza!”. Non è un caso che proprio in quell’epoca è possibile veder sorgere la pratica del Rosario, appunto: la preghiera prediletta da tanti santi mariani come san Giovanni Paolo II e prima di lui, ovviamente, san Luigi Maria Grignion de Montfort, fondatore della Compagnia di Maria.

Facciamo un salto nel tempo e arriviamo al XVI secolo. E’ proprio in questo secolo che troviamo le prime pratiche devozionali mariane legate al mese di maggio. Fra i tanti nomi da annoverare, primo fra tutti, san Filippo Neri. Era lui che nei suoi oratori famosi insegnava che nel mese di maggio si dovevano adornare le immagini della Madonna con rose e fiori, in omaggio alla Mamma di tutti. Nel 1677, altro passaggio, altra città: Fiesole. Nel 1677 il noviziato di Fiesole fondò una sorta di confraternita denominata "Comunella" che metteva in atto riti popolari molto semplici, nutriti di preghiera in cui si cantavano le litanie, e s’incoronavano di fiori le statue mariane. Poi, come per un contagio virtuoso quella devozione crescerà in ogni angolo d’Italia, da Mantova a Napoli.

Ma l’indicazione di maggio come mese di Maria lo dobbiamo però a un padre gesuita, Annibale Dionisi, nobile, nato a Verona nel 1679. Il Dionisi è stato un “rivoluzionario” (definiamolo pur così) perché - forse profeta dei tempi - comprese che la devozione mariana non poteva essere in una certa misura relegata solamente all’interno dell’edificio di culto cattolico, la chiesa. In un testo pubblicato a Parma nel 1725, infatti, Dionisi invitava i cristiani a vivere e praticare la devozione mariana nei luoghi quotidiani, nell’ordinario, non necessariamente in chiesa: è l’inizio del proliferare di immagini sacre mariane nelle strade, quelle che saranno chiamate “edicole mariane”.

Maggio, mese mariano, mese delle rose e delle preghiere rivolte alla Vergine.

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