fede

Padre Turoldo e il mistero delle parole

Antonio Tarallo Photo Magni
Pubblicato il 05-02-2022

Trent’anni fa moriva il “poeta di Dio”

La poesia avvicina sempre al mistero. E’ via privilegiata. E padre David Maria Turoldo lo sapeva più che bene. La sua biografia, i suoi scritti sono una delle testimonianze più belle che il mistero che cela un verso poetico altro non è che espressione del mistero di Dio. Un riflesso di luce che brilla nel mondo e chi lo scrive non può che non essere immerso in quella luce, divenendo egli stesso riflesso di Dio. Sono stelle, i versi. Stelle che illuminano l’universo e lo rendono migliore, più abitabile si potrebbe dire. I versi del poeta Turoldo vengono direttamente dall’autostrada che l’Infinito traccia nelle pagine dei libri di poesia.

Mente e cuore vivono nelle migliaia di versi che padre David Maria Turoldo ha tracciato su quelle sue pagine che vivono oltre la morte del proprio autore. Sono trent’anni da quando ci ha lasciati, ma la sua figura vive nelle pagine dei suoi libri. Chiunque li legga viene proiettato nella scala di un castello interiore - per citare Santa Teresa d’Avila - che lo conduce nelle stanze della propria anima e del Signore.

Parole tracciate su un foglio che comunicano la bellezza dell’esser cristiani, dell’assaporare - o meglio del gustare - la vita in ogni suo aspetto: vita, dono di Dio. Turoldo riusciva a fare tutto ciò. Il cercare il verso più vero era una sua prerogativa, non quello più pulito. Ce lo dice chiaramente nella sua “Udii una voce”: “Non per me il pulito verso. / Uno scabro sasso la parola/ nelle mie mani”.

Il pugno di Turoldo era chiuso e raccoglieva sentimenti, idee, visioni che si trasformavano in parole, chiuse lì nel pugno della mano, per poi lanciarle al lettore. Un lancio d’amore del suo slancio del cuore. La forza delle parole, “inerti macerie, / brandelli d'esistenze/ disamorate, panorama/ del mio paese”: questo e altro erano i versi, per padre Turoldo.

La sua, una biografia che affascina. Nasce a Coderno in provincia di Udine il 22 novembre 1916, ultimo di nove figli. A tredici anni entra nell’Ordine dei Servi di Maria: nel 1934 inizia l’anno di noviziato nel convento di Santa Maria del Cengio a Isola Vicentina ed emette la prima professione religiosa il 2 agosto 1935. Da questa data assume il nome di fra David Maria che diviene sacerdote a Vicenza il 18 agosto 1940, in piena Seconda guerra mondiale. Turoldo e la sua adottiva Milano: centro di tutto il convento della chiesa di San Carlo al Corso, molto vicino al Duomo.

Fu tra i primi frati dell’Ordine dei Servi a iscriversi all’Università Cattolica del Sacro Cuore, da poco fondata. In quegli anni di antifascismo, fonda “L’Uomo”, un giornale clandestino, che fu per lui il primo banco di prova per la scrittura.

E sarà proprio la scrittura ad accompagnarlo per sempre, fino alle ultime parole vergate sulla carta, fino a quel 6 febbraio 1992 di trent’anni fa. Parole che però non muoiono, rinnovandosi sempre, in ogni lettore di domani che vorrà prendere in mano un suo libro e scorrerne le pagine per entrare nel mistero della Poesia di Dio.

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