fede

Paglia e Manconi, il dialogo possibile sulla vita

Concita De Gregorio Unsplash
Pubblicato il 23-04-2021

I due affrontano i grandi temi del presente

La conversazione tra Luigi Manconi e don Vincenzo Paglia arriva come un miracolo (sia detto qui in senso colloquiale, non se ne adonti l' arcivescovo), un meteorite fuori orbita capace di generare sorpresa, dubbio, commozione e sorrisi dalle infinite sfumature della complessità, la quale resta ad oggi l' unica fonte nota di pensiero. Non è un dogma ma una ricorrenza statistica: si accettano, in postura laica, eventuali smentite. Nel tempo lungo e nei giorni stretti della guerra di trincea combattuta a smitragliate di dichiarazioni a caldo, calembour, meme,sfottò,insolenzeorfanedisintassi e insomma qualsiasi forma di prevaricazione verbale purché rapidissima efficace e possibilmente mortalequesteduecentopaginearrivano come un balsamo. Guariscono, paria certe foglienelle foreste,le ferite dei soldati più anziani non avvezzi alla rapidità delle nuove armi letali, eppure ancora vivi e ostinati al fronte. Lentamente, approfonditamente, con competenza pazienza e ironia Manconi e Paglia affrontano-reggetevi forte-il tema del Senso della vita che dà il titolo al libro. Sottotitolo: "conversazioni tra un religioso e un poco credente". 

Vincenzo Paglia, arcivescovo, è fra molte altre cose Presidente della Pontificia accademia per la Vita. Luigi Manconi, nelle diverse incarnazioni, sociologo dei fenomeni politici, ex parlamentare, militante, animatore dell' associazione "A Buon Diritto" e pococredente, appunto, oltre che - ci tiene a ricordare -poco di buono per via «di troppi errori e una vita disordinata ». Il libro parte da posizioni molto lontane e approda a un minor attrito, seppure quasi mai alla condivisione piena su quasi nulla: convergenze parallele in ritmo di dialogo, di reciproco ascolto. (...)

Paglia porta la visione evangelica dell' assistenza declinata in senso anche concreto, materiale. Manconi arriva con una «fiducia nel cambiamento con ridimensionamento delle aspettative»:la prospettiva di «limitare il disonore», per dirla con Piergiorgio Bellocchio. Avverte di avere la sensazione che i prossimi annisaranno segnati da una sorta di «malinconia collettiva» e qui, al terzo titoletto scritto in margine, bisogna assegnare il premio Tenco alle definizioni di paragrafo: «lo scacco della solitudine », «il posto del disordine», «ottimismo militante», «il dolore non redime », «difendersi dai poveri», «carestia tattile», «tolleranza ambigua». Si osserva in queste righe la gentilezza di lasciare ai lettori il piacere di scoprire in autonomia e di "ascoltare" il dialogo sui temi cruciali eirrisolti del presente in cui viviamo. (...)

Sul tema ecologico Manconi, che è stato per qualche anno portavoce dei Verdi, dice di aver imparato che «la sola ecologia possibile tiene insieme in un equilibrio necessariamente instabile tutti i beni del pianeta: la tutela dellanatura,ilbenesseredegli individui, la giustizia sociale». E poiché «non c' è pace senza giustizia è impotente un pacifismo fondato sulla rinuncia al ricorrere alla forza nelle controversie internazionali, nei conflitti locali e ogni volta che ci sia violazione dei diritti umani fondamentali ». Serve piuttosto «qualsiasi mezzo per rendere inoffensiva la parte più ingiusta», ed eccoci al terreno scivoloso e malfermo della guerra giusta su cui Paglia («evitare il conflitto ad ogni costo») ribatte con argomenti contundenti. (....)

Non rivelerò cosa pensi Manconi del Paradiso. Qualcosa sul fallimento dell' umanesimo,invece, mi preme riferire. Chiede Paglia:vogliamo consegnare i figli al nulla?, all' ateismo, al nulla della fede - intende. Risponde Manconi:«L' umanesimonon hafallito perché ateo, ha fallito perché non harealizzatoilsuofondamento costitutivo. Ovvero: il rispetto incondizionato dell' umano». (L'articolo integrale su Repubblica)

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