francescanesimo

Francesco è santo: la canonizzazione 792 anni fa

Antonio Tarallo
Pubblicato il 17-07-2020

Il 16 luglio 1228 papa Gregorio IX proclama Francesco santo. L'evento raffigurato in un affresco di Giotto e l'universalità del messaggio francescano

16 luglio 1228, data fondamentale per la storia dell’Ordine francescano: viene canonizzato da papa Gregorio IX San Francesco, a soli due anni dalla morte. Il noto biografo di Francesco, San Bonaventura, ci narra che papa Gregorio IX aveva affidato la valutazione della vita e dei miracoli di Francesco “a quelli tra i cardinali che sembravano meno favorevoli”, per poter essere il più possibile obiettivo. L’altro biografo del santo di Assisi, Tommaso da Celano, descrive - nei particolari - la scena della proclamazione a santo: “Vescovi, abati e prelati accorrono e si riuniscono, giungendo dalle regioni più lontane della terra; è presente anche un re e grande moltitudine di conti e magnati. (...) Domina al centro il sommo pontefice con la corona sul capo in segno di gloria e di santità. Adorno delle infule papali e dei paramenti sacri allacciati con fibbie d’oro scintillanti di pietre preziose, l’Unto del Signore appare nello splendore della sua gloria”. Il papa parla di Francesco e si commuove fino alle lacrime: vengono letti i miracoli del santo e la folla partecipa a questo evento in un silenzio surreale. Poi il Papa, “con le mani levate verso il cielo, con voce tonante grida le parole di canonizzazione, e poi insieme ai cardinali intona il Te Deum. (...) La folla risponde cantando in coro le lodi del Signore. La terra echeggia di voci immense, l’aria si riempie di inni di gloria, il suolo si bagna di lacrime”. Alla fine scende all’altare “e bacia con gioioso trasporto la tomba del santo”. Subito dopo la canonizzazione, Papa Gregorio IX volle che in onore del nuovo santo, fosse innalzata ad Assisi una basilica a lui dedicata per poter conservare i suoi resti mortali. Lo stesso pontefice benedisse la prima pietra e nel 1230 ordinò che il corpo del Santo fosse trasportato dalla chiesa di San Giorgio alla nuova Basilica, che da lui ebbe il titolo di "Capo e Madre" dell’Ordine dei Minori.

Entriamo, oggi, nella basilica di Assisi e tutto ciò che ci viene raccontato dal Celano, lo troviamo bene espresso in uno degli affreschi della vita del Santo, realizzato da Giotto. “Canonizzazione di Francesco da parte di Gregorio IX, dinanzi alla chiesa di San Giorgio in Assisi”, questo il titolo. Purtroppo l’umidità ha danneggiato l'affresco tanto da non farci più vedere bene lo stesso pontefice. Ma la scena si comprende, comunque: la folla inginocchiata, un grande baldacchino di legno che copre Gregorio IX, l’altare “vestito” a festa con grandi candelabri. Si avverte la religiosità e la maestosità della cerimonia. I colori dei vestiti di prelati e di gentiluomini - posti in primo piano - sono sgargianti, occupano la maggor parte della scena. Nonostante la fissità della scena rappresentata, tutta la massa di persone raffigurate nell’affresco ci offre la possibilità di essere catapultati in quel momento storico della vita del “poverello di Assisi” e di tutto l’Ordine francescano. Quei candelabri davanti all’altare ci danno il calore della cerimonia, i volti dei presenti - rivolti al papa Gregorio IX - sembrano quasi attendere con trepidazione l’enunciato del pontefice che rende finalmente santo Francesco d’Assisi. La descrizione del Celano ci aiuta a comprendere i vari “ordini” di gente presente alla canonizzazione e la differenza degli indumenti indossati dai presenti ci offre la possibilità di riflettere su uno dei caratteri principali del santo: la sua universalità.

Francesco diviene santo, sì. Ma di chi? Semplice, di tutta la Chiesa, senza distinzione alcuna. Quella moltitudine dipinta da Giotto rappresenta - in una certa misura - l’universalità di ieri e di oggi, e di domani. Non c’è divisione alcuna. Francesco parla a tutti, affascina tutti. Non importa che “abito” indossi - se quello sacerdotale o laico - perchè il suo messaggio è patrimonio di tutti. E Giotto lo comprende bene nel suo ciclo di affreschi e, in particolare, in quello che ci descrive la sua canonizzazione. Colpisce questa immagine: la moltitudine di persone presente alla celebrazione è metafora di un mondo intero che aspettava quel momento. I nobili in ginocchio, i prelati attorno all’altare a partecipare alla gloria della santità. Quel 16 luglio si sancisce non solo un “titolo” da dare a Francesco, ma la “posizione nel cuore” per molti fedeli: si pensa, oggi, a Francesco e - naturalmente - si pensa alla santità. Una santità che a distanza di ben 792 anni emana raggi di luce, ancora oggi. E così sarà, per sempre.

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