religione

San Giuseppe Moscati e la spiritualità francescana

Antonio Tarallo
Pubblicato il 12-04-2023

Il santo medico francescano vicino ai bisognosi

Santo e medico vicino agli ultimi e ai sofferenti. Le piaghe di Cristo crocifisso nelle piaghe degli ammalati che ha curato con amore e preghiera. E’ san Giuseppe Moscati - del quale oggi ricorre la memoria liturgica - che rappresenta, senza dubbio, una delle figure di santità del ‘900 più conosciute al mondo, e - per diversi aspetti biografici - più vicine al nostro presente, all’oggi, al 2023. Quando si guarda alla sua vita, sembra che Moscati sia ancora presente qui tra noi. Non è un’immaginetta da comodino o da inserire fra qualche pagina di libro. Nel nostro quotidiano, nel momento in cui si incontra un medico attento ai nostri bisogni, sembra quasi naturale pensare a lui. Sono volti che magari non conquistano le prime pagine dei quotidiani ma che nell’anonimato conducono la loro missione fra la gente, insieme agli ultimi. Ognuno di noi ha incontrato donne e uomini che hanno fatto della loro vita una missione medica dedita ai fratelli, ai pazienti. Sono i dottori che hanno fronteggiato nel recente passato la pandemia Covid19; sono i dottori che negli ospedali non sono mai parsimoniosi nel dispensare parole di speranza e di amore; sono i dottori che ogni giorno, in qualche ambulatorio medico, curano centinaia di persone dimenticandosi della propria vita privata, che rispondono fino a tarda sera alle richieste dei pazienti. Giuseppe Moscati rappresenta tutto questo mondo, nella santità o semplicemente nel suo modo del tutto personale di vivere la propria vocazione.

Attenzione verso i bisognosi e amorevole presenza, caratteri di una spiritualità che fonda le sue radici nell’ordine di san Francesco d’Assisi. E il santo medico apparteneva proprio all’ordine secolare serafico. A riguardo è interessante rileggere ciò che un altro medico francescano, padre Agostino Gemelli, scrisse di lui, a due anni dalla morte: “Ciò che si avvera in Giuseppe Moscati è quel fenomeno, abbastanza raro purtroppo fra i cultori di scienze mediche, di una fusione perfetta e cosciente del cristiano, dello scienziato e dell'uomo. (...) Nel riconoscimento che Dio è autore dell'ordine materiale e di quello soprannaturale aveva trovato il mezzo per giungere alle armonie di scienza e fede”.

Nella formazione della propria spiritualità sappiamo bene quanto sia importante una figura in particolare: il proprio confessore abituale. Nel caso di Moscati si trattava di un frate francescano o meglio di due francescani succedutisi l'uno all'altro. Dei due, padre Pio Brizzi, è il più conosciuto: rimase presso la chiesa di Santa Chiara - chiesa vicino allo studio medico del Moscati - come penitenziere dal 1922 al 1932 e poi dal 1936 fino al 1° maggio 1944, giorno della sua morte. Il padre francescano Brizzi testimonierà così al processo: "Ho conosciuto il Servo di Dio Prof. Giuseppe Moscati verso il febbraio del 1922, e l'occasione fu, di conoscerlo, che essendo venuto nel nostro Convento di S. Chiara in Napoli per confessarsi, chiese a me dove si trovasse il suo confessore P. Egidio Rocchetti, perché ammalato. Io dopo di avere accompagnato il Professore al letto dell'infermo, mi chiese di essere riconciliato da me, essendo il suo confessore impedito a farlo. Da allora fino alla mattina del 12 aprile 1927 sono stato ininterrottamente confessore di Lui”. Ecco, allora, il nome dell’altro confessore abituale di Moscati: tale padre Egidio Rocchetti che era stato confessore del santo medico per ben 22 anni.

Nel famoso “Giuramento di Ippocrate”, il giuramento che ogni dottore pronuncia prima di iniziare la professione, vi è scritto: “In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati”. Dei 3779 versetti totali del Vangelo, 727 riguardano specificatamente la guarigione di malattie fisiche, mentali e le resurrezioni, mentre molti altri riferiscono dell’incontro di Cristo con i sofferenti. San Giuseppe Moscati ha incarnato queste pagine, questi versetti, in una vita tutta dedita al prossimo; in una vita vissuta in pieno carisma francescano di carità e povertà. L’essenziale, per lui, era - infatti - essere ricco di Dio, d’Amore, tesoro prezioso sulla terra e in cielo.

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