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I chiostri francescani di Ravenna

Antonio Tarallo Fondazione Cassa di Risparmio
Pubblicato il 07-09-2022

Adiacente alla tomba di Dante

Con questo piccolo viaggio a Ravenna, termina il nostro tour nei conventi più belli d’Italia. Non si poteva concludere se non con un chiostro francescano, ovviamente. La città, Ravenna, in tutti evoca un nome: Dante Alighieri. E proprio adiacente alla tomba del Sommo Poeta sorge il complesso monumentale degli antichi chiostri francescani, frammenti di Paradiso sulla terra.

Il complesso venne costruito intorno al 1261 e faceva parte del convento dei frati minori, vicino alla Basilica di San Francesco. Questo luogo era stato scelto per i solenni funerali - nel 1321 - di Dante. Ciò che vediamo oggi lo dobbiamo ai lavori di risistemazione dell’intera area che si svolsero negli anni ‘20, a seguito dei precedenti interventi databili intorno al XV e il XVII secolo.

L’area comprende ben due chiostri, l’uno vicino l’uno all’altro, con uno spazio intermedio usato come area espositiva e sale conferenze. Il primo chiostro, adiacente al tempietto, opera dell’artista ravennate Camillo Morigia. Questo chiostro, in onore del Sommo Poeta, viene chiamato “Dante”. Un raffinato loggiato, cinto da colonne sormontate da capitelli in stile dorico costeggiano il perimetro del chiostro. Al centro vi è un pozzo, incorniciato da due colonne con capitelli bizantini: questa struttura risale al VI secolo d.C.

Il secondo chiostro, invece, detto “della Cassa”, è di forma più irregolare: un porticato con le colonne in pietra d’Istria, di marmo rosso veronese e di greco, colora tutta la scena. In pietra d’Istria è anche il puteale situato al centro, con scolpiti in rilievo due anfore e due stemmi uguali, sui quali c’è un’aquila con il motto “In Pietra Exaltavit Me”. Se in questo chiostro, guardiamo al lato ovest, noteremo una lapide che ricorda il trafugamento delle ossa di Dante Alighieri, avvenuto nel 1519, ad opera dei frati francescani per evitare che le spoglie venissero riportate a Firenze: infatti, proprio in quell’anno, Papa Leone X aveva dato il permesso ai fiorentini di prelevare le ossa dal capoluogo bizantino e riportarle a Firenze. Per evitare ciò i frati francescani fecero, di nascosto, un buco nel muro del convento che corrispondeva all’arca funebre.

Luoghi, spazi del silenzio, i chiostri. Arcate e capitelli fanno da scenografia silenziosa all’anima in ricerca di sé, di Dio. I chiostri di Ravenna rappresentano una tappa estiva quasi doverosa. E’ l’Italia della intramontabile bellezza e spiritualità: tutto si coniuga insieme in un’armonia perfetta le cui note sono trascritte nel pentagramma dell’Arte e della Spiritualità francescana.

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