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Il Presepe Napoletano, un’arte antica

Antonio Tarallo Wikipedia - Martin Thurnherr
Pubblicato il 23-12-2022

Arte nel 600 e 700

Il Presepe e Napoli, due “realtà” difficilmente divisibili perché così legate fra loro che vivono nella memoria di ognuno: memoria del passato e del presente, che però si proietta nel futuro. La storia del Presepe (o Presepio, si trova anche questo termine nell’Enciclopedia Treccani) - da quello di Greccio, realizzato da San Francesco d’Assisi a quelli di oggi - ha visto un’evoluzione del tutto particolare che ha trovato nel Seicento e il Settecento la sua massima gloria, il suo più grande sviluppo, la sua più grande diffusione.

E’ il Seicento a veder nascere lo scenario presepiale che un po’ tutti abbiamo in mente: la teatralità scenografica, “le quinte” dei palazzi, i personaggi del popolo che animano lo spazio scenico. Uno spazio che viene arricchito con personaggi evangelici ma anche con quelli profani: una mescolanza davvero creativa; infatti, nel presepe, compaiono statue di personaggi del popolo come addirittura i nani, i mendicanti, i tavernari, gli osti, i ciabattini; sono volti degli ultimi della società, delle persone che messe ai margini popolano, ancora oggi, un presepe ancora più vasto, quello dell’umanità. Quello che sorprende di questi presepi è il vestiario delle statuette di terracotta: stoffe, dovizie di particolari, cuciture ben rifinite; colori e forme, merletti e piccoli bottoni cuciti sulle giubbe dei personaggi, che richiamano i vestiti “alla moda” del 1600. Uno spaccato di storia, si potrebbe definire; una fotografia dell’epoca, se vogliamo.

Altra epoca fondamentale per lo sviluppo del presepe napoletano è quella del Settecento; altro passaggio fondamentale: se le statuette fino adesso avevano animato soprattutto le chiese della città partenopea, cominciarono a fare il loro ingresso nelle case nobili o facoltose partenopee. Cominciano, infatti, in questa epoca, le gare per il presepe più bello: più è grande, più è ricco, più farà colpo nell’angolo della casa prescelto per custodire l’opera d’arte presepiale. Ed essendo proprio un’arte quella del Presepe non possiamo non nominare uno dei più grandi artisti napoletani che alla costruzione di questi scenari ha dedicato il suo genio teatrale: stiamo parlando di Giuseppe Sanmartino (1720-1793), nome importante per questo periodo storico che vede il presepe napoletano diventare quello che oggi si chiamerebbe “ oggetto cult” delle case; sarà lui a definire - ancor meglio - le statuette in terracotta del presepe: spontaneità e veridicità, queste saranno le sue cifre stilistiche per realizzare i vari personaggi che animano la scena della notte del Bambino Gesù.

Uno dei luoghi più significativi per l’arte presepiale rimane il Museo Nazionale di San Martino a Napoli, scrigno di tesori della storia partenopea, che conserva la principale raccolta pubblica italiana dedicata al “presepe napoletano”. La sezione presepiale - che si trova nella zona delle cucine dell’antica Certosa - ruota, soprattutto, intorno al grandioso presepe Cuciniello, ambientato in una finta grotta. Il presepe prende nome da Michele Cuciniello, il collezionista che, nel 1879, donò allo stato italiano la sua raccolta di circa ottocento personaggi ( tra pastori, animali e accessori, in gran parte databili al secolo XIX), che animano l’imponente scenografia costruita in legno, sughero, cartapesta e stucco. Sempre in questo luogo così affascinante, possiamo trovare un’altra raccolta famosa, il presepe denominato “Ricciardi”, con un magnifico corteo di personaggi orientali. Eccezionale è poi il lascito di Pasquale Perrone che nel 1971 affidò al museo della Certosa di San Martino la sua raccolta di ben 956 oggetti di mirabile fattura.

E’ Napoli che racconta il suo presepe; è Napoli con le sue tradizioni legate al Natale; è il popolo partenopeo, con il suo cuore semplice e umile da bambino, che contempla un altro Bambino, il Salvatore del mondo.

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