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La storia del panettone, il dolce del Natale

Antonio Tarallo Pixabay
Pubblicato il 20-12-2022

Non può mancare sulle tavole degli italiani

Non può mancare mai a Natale sulle tavole delle case degli italiani; non può mancare mai la sera della Vigilia, né tantomeno al pranzo di Natale. E’ lui, il panettone, dolce e soffice, con canditi e uvetta o semplice, oppure con tutte le creme che si possono immaginare: al pistacchio, al cioccolato, al tartufo oppure, nei casi più originali, al peperoncino. E’ uno dei simboli gastronomici più famosi al mondo per il periodo delle festività natalizie; torroni, torroncini e dolcetti assortiti; fra tutti, il panettone è - sicuramente - quello più simbolico.

Ma qual è la storia di questo dolce prelibato? Di storie e leggende se ne narrano tantissime. Forse, la più famosa è quella che riguarda la corte di Ludovico il Moro, signore di Milano nel lontano XV secolo. E, allora, immergiamoci tra merletti medioevali e stoffe pregiate che impreziosivano il palazzo di questo nobile signore; una grande tavola di legno adorna la tavola della grande sala da pranzo del palazzo nobile; è la Vigilia di Natale quando, in occasione del banchetto, il cuoco ufficiale della famiglia Sforza bruciò inavvertitamente un dolce.

Accanto al cuoco vi è un garzone di nome Toni che per recuperare il disastro culinario, decide di utilizzare un panetto di lievito che ha tenuto da parte per Natale. Toni non sa che sta creando un nuovo dolce: prende il panetto e aggiunge uova, uvetta, canditi e zucchero, ottenendo un soffice impasto.

Lo presenta a tavola e…meraviglia: il dolce rimane nel cuore e nel palato di Ludovico il Moro tanto che la famiglia Sforza decide di dargli un nome: lo chiameranno, in onore del cuoco creatore, “pan di Toni”, da cui deriverà nei secoli a venire il termine “panettone”. Questa però non è l’unica leggenda legata al famoso dolce natalizio.

Ci sono altre due versioni sulla nascita del panettone. Ancora una volta è protagonista la corte degli Sforza. E’ la storia di Ulivo - o Ughetto - degli Atellani, falconiere del duca che si innamora, corrisposto, di Adalgisa, figlia del panettiere Toni. Ma, come ogni storia d’amore che si rispetti, i due innamorati vengono ostacolati nel loro sentimento. Ci sono le differenze sociali: perché Toni appartiene a una classe sociale inferiore. Ulivo, allora, per trascorrere del tempo con l’amata, si fa assumere da Toni come garzone, sotto mentite spoglie. Poi, rendendosi conto della difficile situazione economica del panettiere, cerca, allora, di incrementare il lavoro della panetteria.

Come? Semplice: con l’invenzione di un nuovo dolce che farà parlare di sé tutta Milano: inventa un dolce che realizza, di notte, aggiungendo all’impasto del pane questi ingredienti: zucchero, burro, uova, cedro e uva passa. La storia finisce doppiamente bene: il pane speciale del panificio di Toni diventa il dolce più trendy del momento; i due innamorati possono vedere coronato il loro sogno d’amore.

La terza leggenda vede, invece, protagonisti un povero convento di Milano e suor Ughetta, cuoca del convento. Soldi pochi, e dunque per il Natale si doveva inventar qualcosa. La sorella cuoca, allora, mette insieme pochi ingredienti per sfornare un dolce per le sue consorelle: uova, canditi, uvetta e zucchero si uniscono all’impasto del pane. Prima di infornarlo vi incide sopra una croce, benedicendolo. Il risultato sarà quello di un dolce così buono e bello che i milanesi, per poterne avere un po’, accorreranno al convento, risollevando così le sorti della comunità religiosa.

Tre leggende differenti; personaggi diversi, e diverse storie, quale sarà quella vera? 

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