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L’albero di Natale, origini e simbologia

Antonio Tarallo Ansa - OSSERVATORE ROMANO
Pubblicato il 08-12-2022

L’abete evoca l’albero della vita

Luci, profumi, colori, sentimenti soprattutto, che si mescolano e che rivivono ogni otto dicembre in quell’albero - sia esso piccolo o grande, vero o finto - che non può mancare in ogni casa: è l’albero di Natale che accompagnerà le nostre festività, che vedrà famiglie riunite a celebrare la Natività di Gesù Bambino. È lì, posto magari in un angolo della casa, o al centro di un bel grande salotto, questo poco importa; l’importante è che ci sia e che regali ai bambini e ai grandi uno sprazzo di luce del quale tutti abbiamo bisogno.

Di solito, vicino, vi è l’immancabile presepe, simbolo - per tutti - cristiano; ma anche l’albero non è da meno in merito al simbolismo cristiano: ciò non sempre si ricorda, pensando che sia semplicemente una tradizione cosiddetta “pagana”. Eppure, proprio quell’abete evoca sia l’albero della vita piantato al centro dell’Eden, sia l’albero della croce di Cristo. Secondo tradizioni nordiche, addirittura, l’albero deve essere ornato con mele (in ricordo dell’albero dell’Eden) e ostie (simbolo di Cristo fatto carne) sospese ai verdi rami; inoltre, tra i doni posti sotto l’albero, non dovrà mancare il dono per i poveri.

In fondo, se volessimo fare un enorme salto nella storia, fin dall’antico Egitto proprio l’abete veniva considerato l’albero della natività, pianta sotto cui era nato il dio di Biblos. In Grecia l’abete era l’albero sacro di Artemide, protettrice delle nascite. Presso le popolazioni dell’Asia settentrionale, l’abete era considerato l’albero cosmico, piantato in mezzo all’Universo. Il significato cristiano dell’albero di Natale ha un’origine propria che risale ad una tradizione medievale, le rappresentazioni dei misteri che si svolgevano per le feste più importanti del calendario religioso: ci sono i “Misteri pasquali” e quelli di Natale.

Riguardo a quest’ultimi, durante la Santa Notte della Veglia del 24 dicembre, si metteva in scena, davanti ai portali delle chiese, la storia del peccato originale nel Paradiso. Nella Bibbia, come sappiamo bene, non viene certamente indicata la specie dell’albero; ogni nazione identificava l’albero del peccato originale con le piante locali. Fu in Germania che nacque la tradizione dell’abete: ovviamente, in quel periodo dell’anno, era assai difficile trovare un melo in fiore e così la scelta cadde su un albero sempreverde, l’abete appunto.

A questo si decise di appendere delle mele (quelle che poi più avanti saranno le nostre “palle di Natale”) per dare all’albero l’immagine della pianta dell’Eden. Così questo tipo di rappresentazione conferì all’albero di Natale il suo significato cristiano: nella notte del Natale il peccato dell’uomo è stato espiato per mezzo dell’incarnazione di Cristo.

Inoltre, poiché l’abete è una pianta sempreverde, simbolicamente ci riconduce al Figlio dell’uomo, “il Vivente”: è Gesù l’autentico “Albero della vita” (Ap 2,7). Fin qui il Vecchio Testamento, ma anche nel Nuovo, troviamo riferimenti all’albero: in San Giovanni, ad esempio, nel libro dell’Apocalisse al capitolo ventidue, con allusione al costato trafitto di Cristo, riporta in visione: “In mezzo alla piazza della città [santa] e da una parte e dall’altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni”: è l’allegoria dell’albero della vita che simboleggia la Croce; le sue foglie, divengono così simbolo della universalità della salvezza.

Ma se comunemente si fa risalire alla tradizione dell’albero di Natale alla Germania dei Misteri, delle sacre rappresentazioni, la storia risulterebbe incompleta se non si facesse riferimento a una leggenda che coinvolge San Bonifacio, il santo nato in Inghilterra intorno al 680, che evangelizzò le popolazioni germaniche. Si narra, infatti, che Bonifacio affrontò i pagani riuniti presso la Sacra Quercia del Tuono di Geismar per adorare il dio Thor. Il santo, con un gruppo di discepoli, arrivò nella foresta e, mentre si stava per compiere un rito sacrificale umano intorno proprio a tale quercia, gridò: “Questa è la vostra Quercia del Tuono e questa è la croce di Cristo che spezzerà il martello del falso dio Thor”; e così, presa un’ascia, cominciò a colpire l'albero fino a quando un forte vento fece cadere l’albero, spezzandolo in quattro parti. Dietro, l'imponente quercia, vi era un giovane abete verde.

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