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Papa Francesco e il popolo, il libro di Dante Monda

Antonio Tarallo Ansa - MAURIZIO BRAMBATTI
Pubblicato il 01-07-2022

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Ci sono libri che tracciano nuove vie, nuove visioni, nuovi percorsi, pur partendo da una storia lontana. Nel caso di “Papa Francesco e il popolo” di Dante Monda, non si tratta di una storia qualsiasi, bensì della Storia, quella con la “s” maiuscola che parla però attraverso le tante piccole storie della narrazione quotidiana. Il sottotitolo del libro parla chiaro: “Una sfida per la Chiesa e la democrazia”; una sfida che produce - così come un albero dalle diverse ramificazioni e radici - altrettante “sfide alla democrazia”, questo il tema cardine dell’ultimo capitolo del libro che, nelle sue circa cento pagine, offre al lettore la possibilità di addentrarsi in uno degli aspetti meno approfonditi del pontificato di Francesco, quello che poi dà il titolo all’intero saggio.

Dante Monda conduce il lettore - attraverso una narrazione non accademica, senza arabeschi stilemi - verso tematiche che fanno parte del nostro essere nella società, nella Chiesa, che però - a onor del vero - non sempre riusciamo a focalizzare nel nostro vivere di tutti i giorni. “Papa Francesco e il popolo” aggiunge, infatti, “un capitolo non solo alla conoscenza delle idee di Bergoglio - parole di Andrea Riccardi nella postfazione al libro - ma anche alla riflessione generale sul mondo contemporaneo, sull’idea di nazione e di comunità dei popoli”.

Le pagine di Monda “nascono dalle aule universitarie e dal confronto con i suoi docenti e con studiosi che hanno cominciato a riflettere sul pensiero del Pontefice”, così spiega padre Antonio Spadaro, Direttore de “La Civiltà Cattolica”, nella prefazione. “Papa Francesco e il popolo” riesce a varcare però “la soglia del perimetro accademico - continua Spadaro nel suo scritto - riuscendo così ad essere “un’opera agile che, proprio per questo, aggira luoghi comuni e schematismi”.



In un mondo intrecciato (scelta dell’aggettivo suggerita dall’immagine dei fili contorti del pc) in relazioni virtuali, l’autore sottolinea quanto il pontificato di Bergoglio sia piuttosto un “fatto” di sensi. Scrive Monda: “Egli si ferma continuamente ad abbracciare chi ha di fronte, lo guarda negli occhi quando pronuncia un’omelia, vuole entrare in contatto visivo e fisico con ciascuno, e proprio per questo arriva a toccare e ri-guardare tutti”. Ed è, in fondo, questo stesso modus ad essere al centro di alcune critiche verso il pontefice, tanto da indurre alcuni a vederlo come “populista”. A questa critica, l’autore cerca di dare risposta. “Francesco è populista?”, si chiede Monda in un paragrafo del terzo capitolo del libro.

L’argomentata risposta - che si snoda in tre punti - è semplice, al contempo esaustiva: “Francesco è popolare, ma non «populista». Innanzitutto, perché non è un leader in senso politico: egli non guida, da sopra, una massa omogenea coesa ideologicamente, come un leader politico. Al contrario, essendo un pastore e un missionario, incontra a tu per tu” il popolo che gli è di fronte, “ognuno nella sua diversità e anche lontananza. Solo così riesce a guidare, o meglio ad accompagnare, tutti verso un’unità comune, una comunità, partendo dalle loro singole particolarità”. Il libro, poi, prosegue sottolineando come l’agire di Papa Francesco sia dettato - semplicemente - dal comandamento evangelico dell’amore, della prossimità verso il fratello. Conclusione: Francesco non è populista perché non è un uomo politico, ma “il Capo della Chiesa cattolica, che è universale”; e proprio perché “universale” non potrà mai essere di parte, a differenza del politico che, invece, necessariamente non può sottrarsi al riconoscersi come parte.

Chiesa, popolo, Papa Francesco; tutto in un saggio che fa riflettere e che apre ad ogni lettore la possibilità di poter approfondire gli argomenti trattati, “di ripensare un tema antico e mai esauribile, e ripartire da un realismo di fondo che, chiedendosi cosa sia il popolo, ne ricerchi l’identità nella vita concreta degli uomini nelle loro relazioni, senza già inscriverla in rigide strutture ideologiche”.

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