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Viaggio nei chiostri d’Italia

Antonio Tarallo Web
Pubblicato il 27-07-2022

Cos’è, quando nasce e perché

Immaginiamo di essere lontani da tutto, in un luogo immerso nel silenzio e nella contemplazione del Paradiso terrestre. Parola d’ordine: ascoltare il silenzio. Il silenzio del proprio cuore. Quale luogo migliore di un chiostro? Un silenzio che ti entra dentro, nell’ abisso dell’anima. Ma perché è così importante fare silenzio? Sembra che il tempo si sia fermato, tutto è immobile, persino i fiori sembrano essere sempre uguali. Il chiostro non è un semplice giardino, o un cortile contornato di alberi e porticati collegati: ha un significato più forte, più profondo e non solo per la vita monastica.

Il chiostro, crocevia di pensieri e persone. La parola deriva dal latino “claustrum” che significava “qualcosa che chiude”, dal verbo claudo, chiudo. Poi la destinazione è stata altra: uno spazio libero attorno al quale disporre le varie parti del monastero in modo da facilitare il passaggio dall'una all'altra ala dell’edificio religioso. Una storia affascinante quella del chiostro e che parte da lontano: probabilmente addirittura dal V secolo, nel monastero di Shaqqa, nella Siria centrale; qui è possibile trovare già una sorta di cortile interno, toccato su tutti i lati dalle varie costruzioni, contornato da un portico, sebbene interrotto.

Fu nel 567, con il concilio di Tours, che venne prescritta la regola che vedeva l’obbligo - da parte di tutti i monasteri - di avere un locale che potesse ospitare i monaci dediti alla lettura. Da quel momento in poi, l’architettura dei conventi e dei monasteri, visse una trasformazione di non poco conto: il chiostro cominciò così a essere parte integrante di questi luoghi sacri dediti all’accoglienza dei frati, delle suore, dei religiosi che nel silenzio volevano vivere la propria vocazione.

La forma più comune del chiostro è la quadrata; viene poi la pianta rettangolare. Le grandi abbazie possedevano almeno due chiostri, uno presso l'ingresso occidentale della chiesa, l'altro ad oriente, dietro l'abside. Il primo serviva di accesso alla sala capitolare, al dormitorio, al refettorio, alla sacrestia e ad altri locali del monastero; questo chiostro era quello comune ai religiosi. Il secondo, più appartato e più piccolo, era più specialmente destinato all'abate e ai dignitari ecclesiastici, ed era fabbricato nelle vicinanze della biblioteca, dell'infermeria e del cimitero.

“Stringiti alla sua dolcissima Madre, che nel piccolo chiostro del suo sacro seno raccolse e nel suo grembo verginale portò Colui che i cieli non potevano contenere”, così Chiara d’Assisi cita il chiostro in un suo scritto: definisce il seno della Vergine Maria, “chiostro”; bellissima metafora, poetica e spirituale, dove il chiostro del seno della Madre riesce ad accogliere “Colui che i cieli non potevano contenere”. Lo spazio del chiostro, in questo caso, diviene un simulacro dove accogliere Dio.

Uno spazio, un crocevia di passi e pensieri, il chiostro, dove - dunque - “accoglienza” è la parola d’ordine. In questo viaggio che proponiamo ai lettori di San Francesco patrono d’Italia, vi accompagneremo, allora, alla scoperta dei più bei chiostri d’Italia: questo spazio architettonico, infatti, rimane uno dei più suggestivi luoghi che un convento possa offrire ai propri visitatori. In un’estate torrida come questa che stiamo vivendo, allora, speriamo di regalarvi un po’ di refrigerio…all’ombra di qualche chiostro.

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