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Celebrare all'aperto? Meglio che sul cellulare

Serena Sartini Ansa - FILIPPO VENEZIA
Pubblicato il 04-05-2020

Da nord a sud, in tutta Italia, i sacerdoti sono pronti a celebrare le messe con il popolo

Da nord a sud, in tutta Italia, i sacerdoti sono pronti a celebrare le messe con il popolo, anche all' aperto. L' imperativo è duplice: distanza tra i fedeli e sanificazione continua. Secondo le indicazioni più attendibili, la ripresa delle celebrazioni domenicali potrebbe avvenire a fine maggio (il probabile via tra dal 24 o dal 30). Intoppi non mancano: «Sui termoscanner - spiega il portavoce della Cei, don Ivan Maffeis - abbiamo fatto presente la difficoltà enorme di attrezzarci» e il Comitato tecnico scientifico del governo ha accettato di non rendere vincolante questa disposizione per i funerali».

Ma i preti scalpitano. «Siamo pronti a celebrare la messa all' aperto dice don Nicolò Anselmi, parroco di Santa Maria delle Vigne a Genova abbiamo una piccola piazzetta di fronte alla chiesa e potremo celebrare lì». A Padova don Marco Sanavio considera la messa all' aperto «più inclusiva». «Molte comunità, qui nel Nord Est, sono attrezzate con ampi spazi per feste patronali e si potrà celebrare senza problemi».

Don Paolo Padrini è parroco della Val Curone, in provincia di Alessandria. «Il tempo ci aiuta e sarà bello trovarsi insieme a prescindere dal luogo, fermo restando la dignità dell' Eucarestia, che richiede cura e attenzione».

Pronti a «tutti gli scenari possibili» anche a Firenze. Don Francesco De Ruvo, della parrocchia Sacra Famiglia, è già in attività.

«Da tempo avevamo spostato le panche in chiesa, pensato a un servizio d' ordine per limitare il numero dei fedeli. Messe all' aperto? Non vediamo l'ora».

«Ci adattiamo. Non è importante il luogo, quanto condividere Cristo», dice don Giovanni Ferrari, parroco del Sacro Cuore ad Arezzo. Favorevole e pronto per le messe all' aperto, «da subito», anche don Simone Di Vito, di Coreno Ausonio (Frosinone).

«Al lato della nostra chiesa c' è una bella piazza racconta è auspicabile riprendere la celebrazione». Mentre per Frà Emiliano Antenucci, in Abruzzo, «ora deve partire la fase fede» con i cristiani impegnati a riscoprire «la fede non solo come tradizione ma come tesoro prezioso». In attesa delle indicazioni anche i frati di Assisi. «La Basilica superiore e inferiore offrono la possibilità di celebrare sia all' aperto, sul sagrato, sia all' interno, lungo le navate» spiega padre Enzo Fortunato, portavoce del Sacro Convento.

D'accordo anche i sacerdoti del sud. Padre Leonardo Civitavecchia, a Bitonto, dopo aver celebrato la messa di Pasqua sul tetto della parrocchia, è pronto a dire messa in piazza. «Vogliamo celebrare con il popolo, non siamo una religione da smartphone». Non mancano, tuttavia, alcuni problemi. «Farlo in piazza e non è semplicissimo dice don Mimmo Iervolino, parroco a Pomigliano d' Arco e c' è il problema della comunione. Qualcuno suggerisce di darla con le pinze. Ma non è semplice». (Il Giornale)

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