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Ispirazione lapiriana, un Sinodo del Mediterraneo

Giovanni Emidio Palaia ANSA ARCHIVIO
Pubblicato il 22-02-2022

Vescovi e sindaci verso Firenze

Una sorta di sinodo del Mediterraneo”: è così che l’arcivescovo di Firenze ha definito l’incontro dei Vescovi e dei Sindaci del Mediterraneo in programma dal 23 al 27 febbraio nel capoluogo toscano. Come mai l’incontro dei Vescovi e dei Sindaci del Mediterraneo si svolge a Firenze?

L’ispirazione arriva da un grande cattolico, da un grande uomo, da un profeta del nostro tempo, il venerabile Giorgio La Pira, che è stato Padre Costituente, sindaco di Firenze, presidente delle Città Unite, che ha lavorato nel Ministero di Grazia e Giustizia, ma soprattutto ha impegnato la sua persona nel dialogo, nella pace, lasciandosi ispirare dagli ideali del Vangelo.

Ma che collegamento esiste tra l’azione di Giorgio La Pira e l’incontro promosso dai vescovi italiani a cui parteciperà papa Francesco?
L’ispirazione risiede in quelli che sono stati i “Colloqui del Mediterraneo” che Giorgio La Pira convocò a Firenze. Per comprenderli, bisogna analizzare un po' la storia sul modo in cui La Pira viveva il suo tempo a partire dalla parola di Dio. In essa trovava il discernimento per giudicare, vedere e agire, come direbbe papa Francesco. All’indomani del conflitto mondiale, quando divenne sindaco, Giorgio La Pira intese che il suo compito come cristiano, come credente e come politico – cosa che per lui significava essere “guida di un popolo” – fosse non solo la sua missione che lo faceva diventare padre della sua città, attento non solo alla ricostruzione degli edifici storici, ma all’edificazione e ricostruzione di tutte le ferite e le povertà che il conflitto mondiale aveva lasciato, ma capì anche che essere primo cittadino di Firenze, una città che aveva dato alla cultura un così grande contributo, a partire dall’ispirazione cristiana, lo portava ad avere una responsabilità verso l’intero mondo.
Così, nel 1954, a Ginevra, egli fece un grandissimo discorso sul “valore delle città” e negli anni della Guerra Fredda ebbe l’intuizione che per unire le nazioni, unire il mondo, il vero tentativo che si doveva fare era quello di unire le città. Unire le città per unire le nazioni. Fu proprio così che in un momento così particolare egli fece incontrare insieme i sindaci di Washington, Varsavia, Londra, Pechino, etc.

Non comprenderemo mai abbastanza che cosa volesse dire a quel tempo organizzare un momento così internazionale. Questo momento fu il primo. Aldo Moro, vent’anni dopo, dirà a Giorgio La Pira che questa sua intuizione fu in qualche modo “l’incipit e la costituzione dell’unione degli Stati d’Europa”.

La Pira leggeva, giorno dopo giorno, la storia. Egli offriva convegni per la pace e la civiltà cristiana, per dire quale contributo la cultura e l’esperienza cristiana potessero dare al mondo, seguendo attentamente la storia, quella che lui chiamava “storiografia del profondo”, cioè il modo in cui la parola di Dio ci dona il discernimento per interpretare i fatti che accadono e per agire.

Negli anni successivi, La Pira, a partire dalla sua esperienza di fede, cominciò a maturare una grossa esperienza della “cultura mediterranea”. Egli era convinto che ci fosse una vocazione specifica per gli Ebrei, per i Cristiani e per i Musulmani. Insieme condividono “la paternità di Abramo”, il grande patriarca, a cui Dio rivolse la sua parola e con cui iniziò la sua alleanza di salvezza e di pace. Così, a partire da questa alleanza di Dio, con questa triplice famiglia di Abramo, è importante, secondo La Pira, che i destinatari delle promesse che Dio ha fatto ad Abramo si riuniscano nuovamente.

Diceva al re Hussein di Giordania: “bisogna salire sulla terrazza del patriarca Abramo, padre comune dei credenti, invocare di cuore l’intercessione di lui, l’intercessione di Isacco, di Ismaele, e anche la dolce e verginale intercessione di Maria”.

Egli era convinto che bisognava lavorare e trovare i collegamenti e i nessi di unità tra il mondo della civiltà araba e musulmana e il mondo della civiltà cristiana.

L’unità fra le religioni monoteiste, secondo La Pira - e oggi anche per noi che vogliamo ereditare questa sua importante ispirazione – doveva aiutare a far sì che il mar Mediterraneo diventasse il nuovo grande lago di Tiberiade. È questo il sogno che La Pira condivideva, a partire dall’esperienza di Abramo, per ebrei, musulmani e cristiani. Infatti, secondo il “Sindaco Santo”, le nazioni che hanno una struttura religiosa possiedono un’esperienza di vita e una cultura fondata sui valori basilari della vita spirituale, quindi possiedono il dono dell’esperienza della trascendenza di Dio, della preghiera, della spiritualità dell’anima, del giudizio finale. Questo, secondo Giorgio La Pira, è il tema politico fondamentale della storia presente e di quella futura.

Firenze ospiterà, dopo Bari, il prossimo incontro dei Sindaci e dei Vescovi del Mediterraneo perché questo luogo fu il palcoscenico nel quale si compì, per mezzo di Giorgio La Pira, questa profezia: che il Mediterraneo nel quale si bagnano le nazioni e i popoli storicamente e culturalmente religiosamente più vitali della terra, nazioni a civiltà cristiana, musulmana ed ebrea, possa, secondo l’ideale e il sogno di Dio che La Pira ci consegna, essere pacificato, diventare lo spazio più luminoso della terra e del mare, lo spazio di Gerusalemme, di Roma, di Atene, de La Mecca, di Alessandria, cioè lo spazio – continuava ancora La Pira – nel quale Dio ha posto alcune città essenziali del suo disegno storico.

Non città-museo, ma città-fari, città sante, città nelle quali zampillerà sempre, per tutte le generazioni e per tutti i popoli, una luce inestinguibile di grazia e di civiltà. Con la loro visita, Papa Francesco, il Presidente della Repubblica, le Autorità civili e religiose, ereditano questo scopo e si fanno portatori di questo sogno nelle sfide della svolta epocale che stiamo attraversando.

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