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Jesolo Sand Nativity, intervista a Massimo Ambrosin

Redazione
Pubblicato il 17-11-2023

Il direttore del progetto racconta i lavori in corso

Continuano a pieno regime nella Piazza inferiore di San Francesco i lavori di preparazione per la scolpitura del Sand Nativity di Jesolo. Abbiamo incontrato Massimo Ambrosin, direttore del progetto, che ci ha parlato di come stanno andando i lavori e quali saranno i prossimi step del progetto.

Massimo, che tipo di lavoro è questo che state realizzando?
Il nostro presepe viene realizzato dal 2002. L’edizione di quest’anno è ispirata a questa ricorrenza degli 800 anni dal Natale di Greccio, quindi abbiamo pensato di contattare il Sacro Convento per capire se si poteva sviluppare questa collaborazione e abbiamo trovato subito la massima disponibilità. Quindi in realtà i presepi di quest’anno saranno due: ci sarà il presepe tradizionale che si fa a Jesolo in un’area molto estesa – sono quasi 1000 metri quadri – coperti con dodici sculture. Il tema è sempre la vita di san Francesco, quindi in collaborazione con il Sacro Convento abbiamo deciso di rappresentare alcuni dei momenti più conosciuti e iconici della vita del Santo: il bacio al lebbroso, la visita al sultano d’Egitto e altri episodi che ricorderanno le tappe della sua vita. Il secondo presepe è questo che stiamo facendo ad Assisi. È un trittico, ispirato anche da quello che abbiamo fatto nel 2018 in Vaticano, che prevede nella parte centrale la Sacra famiglia, a sinistra i re magi e a destra il gruppo di pastori. Alle spalle c’è una serie di elementi architettonici che sono iconici per la città di Assisi: rappresenteremo la Basilica di San Francesco al centro, a sinistra Greccio e a destra la Rocca Maggiore. La Sacra famiglia si distinguerà da quella tradizionale perché sarà rappresentato san Francesco genuflesso che regge Gesù bambino. Questo per quanto riguarda lo sviluppo artistico.

Quanto tempo ci vorrà per la realizzazione e come avverrà?
Tre o quattro giorni saranno occupati dalla parte tecnica, che è quella in corso in questo momento. Questa parte riguarda la costruzione di una piramide con le tecniche che vengono usate per il calcestruzzo, quindi con dei cassoni in legno tipici del lavoro del calcestruzzo, solo che all’interno ci mettiamo la sabbia. Questa è stata opportunamente bagnata e pulita, perché è fondamentale che quando gli artisti iniziano a scolpire rimuovendo la sabbia non trovino impurità, sassolini, conchiglie, rametti e tutte quelle cose che potrebbero mettere in pericolo alcuni dettagli importanti. Quindi la sabbia viene perfettamente pulita, mescolata con l’acqua per fare un impasto che poi viene fortemente pressato nei cassoni con i compattatori stradali. La sabbia va a creare una densità tale che quasi si marmorizza, tant’è che i cassoni sono legati tra loro con del filo di ferro per impedire che esplodano, tanta è la pressione che si impiega per compattare la sabbia. Quindi, tre giorni di lavorazioni tecniche, e poi da quando arrivano gli artisti 14 giorni per la scolpitura. È un lavoro di grande pazienza e di cura dei dettagli. Si parte dall’alto, man mano si smantellano i cassoni e si scende. Gli artisti sono tre: c’è un canadese e una olandese che nella vita sono marito e moglie, e poi c’è un artista russo che ha lavorato anche al presepe di San Pietro nel 2018. Si sono divisi bene i compiti perché ognuno si occupa di una parte, in modo da avere una propria autonomia pur tenendo una omogeneità negli stili. Inizieranno il 21 novembre alle 8 e finiranno la sera del 4 dicembre, gli ultimi tre giorni saranno dedicati alle rifiniture e l’8 si inaugura. Ci sarà una tensostruttura per riparare il presepe dalla pioggia che potrebbe danneggiare la scultura. Sarà una copertura di dodici metri per sette e alta sette, e poi ci sarà un impianto di illuminazione, che forniamo noi, per dare un’illuminazione ad effetto. Questo è importante perché qui al Sacro Convento l’illuminazione è molto bella, quindi abbiamo cercato di ispirarci e dare al presepe un tocco particolare per quando non c’è illuminazione naturale. Il legno del primo livello rimarrà per sicurezza e fungerà da cassa di contenimento, verrà rivestito con dei pannelli a loro volta rivestiti di juta, una tela molto grezza in due strati anche per avvicinarci al concetto del saio e della semplicità tipica di questo luogo. Per noi era importante entrare in sintonia con il Sacro Convento, quindi ispirarci anche ai valori francescani. Abbiamo lavorato a stretto contatto con la comunità dei frati per onorare il luogo che ci ospita.

Per quanto riguarda invece la scelta del posizionamento?
La scelta di posizionarlo in questo punto della piazza è stata presa dall’ufficio tecnico del Sacro Convento, in parte obbligata perché questa piazza per metà è vuota e quindi non avrebbe supportato il peso dei blocchi, che è importante. La parte interna invece ha un sottosuolo in roccia e quindi non ha problemi strutturali. Per quanto riguarda il posizionamento e l’angolazione della scultura, la scelta è stata presa anche in questo caso dai tecnici del Sacro Convento per garantire un’armonia con l’albero donato dalla regione Valle d’Aosta e perché venga valorizzata la facciata della Basilica senza impedimenti alla sua visuale. Siccome questa struttura con la copertura sarà molto alta, hanno scelto di addossarla al porticato in modo che non creasse una barriera dal punto di vista estetico per la facciata della Basilica. Scelte che ovviamente abbiamo condiviso volentieri. Abbiamo trovato grande collaborazione da parte di tutti, da fra Marco a fra Giulio, tutta la struttura tecnica, l’impresa locale che ci sta aiutando molto. Da questo punto di vista è un lavoro in discesa, tutto sta funzionando per il meglio.

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