francescanesimo

Perché San Francesco era così legato a Greccio?

Gelsomino Del Guercio
Pubblicato il 12-12-2023

La prima volta a Greccio quindici anni prima del Presepe 

Molti sanno che San Francesco realizzò ottocento anni fa il primo presepe della storia a Greccio, nella Valle Reatina, ma pochi probabilmente sanno che Francesco scelse Greccio per ospitare la rappresentazione della Natività dopo averci riflettuto bene.

Il santo di Assisi realizzò il presepe in una grotta naturale situata a circa 2 chilometri dal paese. La grotta, che è oggi conosciuta come grotta del presepe, è stata trasformata in una cappella e conserva ancora oggi alcuni elementi originali della rappresentazione del 1223, come la mangiatoia, il bue e l'asinello. La grotta è circondata da una foresta di querce e pini ed è un luogo suggestivo e silenzioso, perfetto per rievocare la nascita di Gesù. Ogni anno, la grotta ospita una rievocazione del presepe vivente, che attira migliaia di visitatori da tutto il mondo.

COME BETLEMME
Francesco scelse quella grotta in quel particolare contesto naturalistico perché conosceva bene Greccio. Aveva già frequentato quel luogo, che più di altri gli ricordava Betlemme, la città in cui era nato Gesù. Francesco aveva visitato Betlemme nel 1219 e ne era rimasto profondamente colpito. La grotta naturale di Greccio gli ricordava la grotta di Betlemme, dove Gesù era nato in una mangiatoia.

L’INVASIONE DI LUPI
Francesco scoprì questo luogo nel 1209, ben quindici anni prima della realizzazione del presepe. In quegli anni la popolazione di Greccio era esposta a grave flagello: la zona infatti era infestata da grossi lupi che divoravano anche le persone, ed ogni anno campi e vigneti erano devastati dalla grandine.

LA CAPANNA DI FRANCESCO
Il frate di Assisi si costruì una povera capanna tra due carpini sul Monte Lacerone, detto appunto di San Francesco, monte alto 1204 metri. Da lì si recava, durante la giornata, a predicare alle popolazioni della campagna. Gli abitanti di Greccio presero ad amare Francesco e giunsero a tale punto di riconoscenza, per la sua grande opera di rigenerazione, da implorarlo perché non abbandonasse i loro luoghi e si trattenesse sempre con loro.

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IL MIGLIORE AMICO
Tra coloro che andavano a sentire la parola del piccolo frate, c'era Giovanni Velita, il castellano di Greccio che si legò molto al Santo. Dal 1217, Giovanni divenne uno dei migliori amici di Francesco e si prodigò per onorare nel miglior modo possibile quest'uomo, che già aveva manifestato i segni della santità.

LA NUOVA DIMORA
Mentre Francesco dimorava nella misera capanna, come riportano le Fonti Francescane, ebbe le visite di Giovanni Velita, il quale, un po' grosso di costituzione, un giorno gli chiese di scegliere una dimora più vicina per confortare lui e il suo popolo con la sua parola. Francesco comprese la sincerità di tale proposta e l'accettò volentieri dicendo che avrebbe rimesso la scelta della nuova dimora, non alla sua volontà, ma ad un tizzo lanciato in aria da un fanciullo.

LA LEGGENDA DEL FANCIULLO
La leggenda o verità non accertata, racconta che trovato un fanciullo di quattro anni lo si invitò a lanciare il tizzo in aria. Obbedì il fanciullo: "et el focoso tizzone, si come un dardo dall'arco scoccato, volando veloce se ne andò ad incendiare una selvaggia selva, sopra da un monticello, il quale d'appartenenza era del Velita, et tutto questo fece, alla lunghezza de uno bon miglio et più". Stupiti i Grecciani di tanto miracolo si recarono, con Francesco e con Giovanni Velita, al luogo ove era caduto il tizzo.

L’EREMO DI GRECCIO
Questa località ripida e scoscesa fu scelta come nuova dimora del Santo. Francesco amava l'eremo di Greccio, e aveva una predilezione anche per gli abitanti di quella terra, per la loro povertà e semplicità, perciò si recava spesso a soggiornare in quel villaggio, dove poi fondò il primo presepe della storia.

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