francescanesimo

Sarai chiamato Cefa

Angelo Comastri pixabay
Pubblicato il 20-02-2021

'Tu sei pietra e su questa pietra edificherò la mia chiesa'

Nelle lettere di san Paolo è chiaro che Gesù aveva dato a Simone un ruolo indispensabile per la sua Chiesa. Anche Paolo, che spesso viene usato quasi in contrapposizione a Pietro, rispetta il ruolo di Pietro proprio perché egli era importante. E Paolo non lo chiama mai Simone o Petros, il nome greco, ma Cefa, questo vuol dire che riconosce il suo ruolo. È molto chiaro nei Vangeli il pensiero di Gesù, la sua volontà, infatti lo chiama Cefa: “Tu sarai chiamato Cefa! Vocateris Cefa, Kephas!” Immagino la meraviglia di questo uomo, di questo Simone: “perché m'ha cambiato il nome?”, si sarà chiesto, “chi è costui che appena mi vede mi cambia il nome?”. Passò del tempo, poi divenne ancora più chiaro quando Gesù chiese alle sorgenti del Giordano: “Voi chi dite che io sia?” (Mt 16,15). Solo la fede professata da Pietro, e con lui dalla Chiesa di tutti i tempi, va al cuore, raggiungendo la profondità del mistero: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente” (Mt 16,16).

“Tu sei pietra e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.” Non c'é dubbio che Gesù abbia voluto questo ruolo nella Chiesa, un ruolo di unità, unità nella verità, unità nella carità. San Francesco l'ha capito talmente bene che poi in tempi difficili anche del papato, mai ha messo in discussione il ruolo del Vescovo di Roma, il ruolo di Pietro. Francesco si esprime nella sua Regola: “Frate Francesco e chiunque sarà a capo di questa Religione, prometta obbedienza e reverenza al signor papa Innocenzo e ai suoi successori”. Perché Gesù ha scelto proprio Simone? Perché si è quasi ostinato a scegliere Simone e a fare di lui la pietra, Kephas? Simone tra gli apostoli è quello che ha avuto più difficoltà ad accettare questo volto nuovo di Dio svelato da Gesù, il volto di Dio umile; tant'è vero che quando Gesù la prima volta parla della Passione è Simone che reagisce, al quale Gesù aveva dato il nome di pietra. Alla vigilia della Passione ritorna fuori questo dramma di Simone. Alla lavanda dei piedi reagisce: assolutamente no! Non mi laverai i piedi in eterno! E Gesù: se non ti laverò i piedi non hai capito niente di me, non hai capito niente del volto di Dio che ti sto svelando e quindi non avrai parte con me nel mio regno.

Cosa capì Pietro? Ben poco. Sappiamo che dopo poche ore rinnegò Gesù. Mentre lo rinnegava, dice l'evangelista Luca, Gesù improvvisamente si voltò. Prima che Pietro si volti verso Gesù, è Gesù che si volta verso Pietro e sicuramente in quel gesto gli dice: “Pietro, vedi come sei caduto nel precipizio? Ma proprio perché io sono il Dio dell'amore, quell'amore eccessivo che ti ha fatto paura è l'amore che ti può salvare. Per questo ti sono accanto.” Noi sappiamo che Pietro credette, pianse e si consegnò al perdono, si consegnò alla misericordia. Perché ha scelto lui? Per dirci che dal primo all'ultimo tutti siamo chiamati a fare questo continuo cammino di conversione verso il volto nuovo che Gesù ci ha svelato.

Io non ho trovato altra risposta, credo che questa sia quella che ci viene dalla storia di Simone diventato, per volontà di Gesù, Kephas. Riposando qui il corpo di Pietro, Roma è detta “città Santa”.

di Angelo Comastri

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