religione

Chiara. La donna che cambiò il volto della società e della Chiesa (per sempre)

Padre Enzo Fortunato, Corriere della Sera
Pubblicato il 11-08-2021

Nel 1958 Pio XII la proclama Patrona della televisione e delle telecomunicazioni

Immaginiamo di vedere la sequenza iniziale di un film d’azione. Domenica delle Palme. Interno della Porziuncola a Santa Maria degli Angeli, Assisi sullo sfondo. Francesco insieme ai suoi frati si prepara a celebrare la messa. La porta si spalanca. La piccola chiesa viene inondata dalla luce del giorno e si scorge la sagoma di una ragazza dai lunghi capelli, acconciati come si usava all’epoca.

Appena la giovane esce dal bagliore riconosciamo essere Chiara. Lei come Francesco è nata in una famiglia ricca e, come il figlio di Bernardone, ha scelto la via della povertà. Sicuramente ci sarà stato uno scambio di battute tra i due, la voce di Chiara rotta dalla stanchezza per la corsa. Ha deciso di fuggire dalle «grinfie» del padre per vivere come Francesco, che accetta la sua scelta e la consacra alla vita religiosa tagliandole i capelli. Il gesto è drastico, forte. E segnerà per sempre quella rivoluzione femminile sia a livello ecclesiale che sociale.

Il Poverello scriverà poi la «forma di vita» per le sorelle di San Damiano e che Chiara trascrisse nel capitolo VI della sua Regola. Per lungo tempo la Santa è vissuta all’ombra di Francesco. Il rapporto con il Santo di Assisi – colui che dopo Dio era stato, per lei e per la sua comunità, «colonna», «unica consolazione» e «sostegno» – ha filtrato in modo determinante la rilettura della sua esistenza, fino a svisarne alcuni tratti essenziali. Del resto, condizionamenti e anomalie nell’interpretazione della sua figura non mancarono né in vita né dopo la sua morte.

Vorrei tornare oggi a parlare di lei mettendo a fuoco i suoi rapporti con la città di Assisi, con la società di oggi il ruolo da lei avuto nella difesa della stessa dalle truppe di Federico II. Ciò contribuisce a restituirci la sua fisionomia umana e cristiana. Come sappiamo, per ben due volte, nel 1240 e nel 1241, la città assediata dalle truppe imperiali fu sul punto di capitolare. I saraceni menzionati nelle fonti erano infatti di istanza nell’Italia meridionale ed erano al soldo di Federico II. Per ben due volte la città scampò alla distruzione e al saccheggio, con tutto quel che ne sarebbe seguito.

In tutte e due le occasioni gli assisani ne attribuirono il merito alla badessa di San Damiano, ad una donna, a Chiara. Nel corso del processo di canonizzazione, Ranieri di Bernardo da Assisi affermò a riguardo senza alcuna titubanza: «fermamente se crede da tutti li cittadini che, per le oratione et meriti della dicta madonna santa Chiara, fo defeso lo monasterio, et la città fu liberata dalli nemici». La città, dunque, riconobbe in Chiara la propria salvatrice. L’11 agosto 1253 la Santa muore nel monastero di San Damiano. Cinquecento anni dopo papa Pio XII proclama Chiara Patrona della televisione e delle telecomunicazioni.

Il suggerimento del nome arriva dal regista laico Ugo Gregoretti. In un episodio dei «Fioretti» legge che Chiara, ammalata nella sua cella, riesce a seguire, «come fosse presente», la messa di Natale del 1252. Santa Chiara spiega che Dio le aveva concesso la grazia di vedere proiettate sulle pareti della sua cella le scene della cerimonia. E’ la prima trasmissione televisiva di una messa. Certo, un po’ particolare, impossibile negarlo. L’idea convince la Segreteria di Stato e il 14 febbraio 1958, Pio XII pronunziò il «breve», col quale si elevava Santa Chiara alla custodia della tv. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di parole televisive – e non solo – che nascano dal silenzio. Oggi abbiamo bisogno di un amori fedeli e non occasionali. Oggi abbiamo bisogno di donne come Lei che continuino a cambiare il volto della Chiesa e della Società con la loro determinazione forte e mite.

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