religione

Il Papa e il nome di Francesco

Antonio Tarallo
Pubblicato il 11-11-2021

Indissolubile il legame del pontefice con i poveri 

Nomen omen”, antica locuzione latina che - tradotta letteralmente - ha significato di: "il nome è un presagio", "un nome, un destino", "il destino nel nome". In sintesi, nel nome abbiamo il programma della nostra intera vita. Questo, il pensiero romano su cosa voglia dire dare un nome a una persona. E lo sa bene Jorge Mario Bergoglio che da quel famoso 13 marzo del 2013 sarà per tutti, semplicemente, Papa Francesco. Piazza San Pietro gremita, l’attesa dell’annuncio che da secoli perpetua il ministero petrino: “Habemus Papam”. E quale nome fu pronunciato quella sera? Uno, semplice, antico e molto italiano, se vogliamo: Francesco.  Poco dopo le 20, con un abito semplice, la talare, e senza stola, in segno di umiltà, ecco le famose parole pronunciate dalla loggia centrale della facciata magnifica del Maderno: "Fratelli e sorelle buona sera, sapete che il dovere del Conclave era dare un papa a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo... Ma siamo qui".

Per la prima volta nella storia dei Conclavi, il Papa appena eletto, prima di presentarsi alla Loggia di san Pietro, aveva pregato da solo, davanti al Santissimo Sacramento, nella Cappella Paolina che era stato il punto d'avvio della processione dei cardinali verso la clausura della Sistina.  Una preghiera solitaria, davanti al Signore. Proprio come quella di San Francesco al Crocifisso di San Damiano. “Va’ e ripara la mia casa”, forse avrà pensato questo il neoeletto pontefice, prima di presentarsi alla folla della piazza, prima di presentarsi alle telecamere di tutto il mondo.

Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Per questo mi chiamo Francesco, come Francesco da Assisi”, così Jorge Mario Bergoglio aveva svelato la scelta del suo nome durante una conferenza stampa. Era importante dichiararlo, poter soffermarsi sull’importanza di quel “nomen” che dietro reca una storia nella Storia della Chiesa, del Cristianesimo. Così lo definisce Papa Francesco, il Santo d’Assisi: “Uomo di povertà, uomo di pace. L'uomo che ama e custodisce il Creato”. Sono i punti cardini del suo pontificato: povertà e cura del Creato. Sono le radici profonde dalle quali prende piede, svettante verso il cielo, l’albero - o meglio, la grande quercia - del pontificato di Papa Francesco.

Ma come nacque l’idea di quel nome inconfondibile nella memoria di ogni cristiano e non?  Inizialmente, molti - sentendo quel nome pronunciato dalla loggia - pensarono a San Francesco Saverio, missionario del XVI secolo, spagnolo e gesuita - proprio come il neoeletto vicario di Cristo - e fondatore, insieme a Ignazio di Loyola, della Compagnia di Gesù. Altri ci videro un chiaro richiamo a San Francesco di Sales. Ma ben presto fu lo stesso Bergoglio a sciogliere tutti i dubbi chiarendo che la figura cui si ispirò quella sera fu proprio San Francesco d’Assisi: “Quando è stato raggiunto il quorum dei due terzi, è scattato l'applauso. Claudio mi ha abbracciato e mi ha detto: "Non dimenticarti dei poveri". Allora ho pensato alla povertà. Alle guerre. A San Francesco di Assisi. E ho deciso di chiamarmi come lui”. 

La povertà è da sempre stato uno dei valori di Papa Francesco: "La mia gente è povera e io sono uno di loro", ha detto una volta per spiegare la scelta di abitare a Santa Marta e non nel Palazzo Apostolico. E, quando era Vescovo di Buenos Aires, ai suoi sacerdoti ha sempre raccomandato: misericordia, coraggio e - soprattutto - porte aperte per tutti. Una Chiesa di accoglienza, dunque, in pieno spirito francescano. La semplicità di quel saio, quello indossato per primo da San Francesco, ha sempre ispirato Bergoglio. Una Chiesa lontana dai fasti, essenziale: così come essenziale è l’animo del Francescanesimo. La cosa peggiore che possa accadere nella Chiesa - così molte volte si è soffermato - "è quella che De Lubac chiama mondanità spirituale", che significa "mettere al centro se stessi", invece al centro della Chiesa ci sono tutti, a cominciare dai poveri.  Ancora una volta, San Francesco conduce la Chiesa verso un rinnovamento necessario: un tornare alle origini, al Messaggio evangelico che è destinato a tutti, ma che si presenta ancor più forte ai poveri, immagine del Cristo che chiede solo pane, donandoci il suo Pane, cioè tutto. 

 

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