societa

Ecologia vuol dire ribellarsi, tornare di nuovo al bello

Aldo Ciaramella Pixabay
Pubblicato il 26-01-2021

Il libro del sacerdote Giulio  Dellavite Ribellarsi - La sfida di un'ecologia umana

Il titolo è Ribellarsi . Ma va letto «Ri-bellarsi»: avere voglia di «tornare al bello». Per essere di nuovo belli, «ri-belli» appunto. Monsignor Giulio Dellavite, segretario generale della diocesi di Bergamo, uno dei sacerdoti in prima linea nei drammatici mesi della pandemia, torna ora alla scrittura completando il percorso iniziato con il suo long-seller Se ne ride chi abita i cieli . Stavolta sposta lo sguardo all' interno del nostro corpo, sviluppando un' intuizione di Ratzinger poi ripresa da Bergoglio. Il sottotitolo del libro (in uscita da Mondadori) è La sfida di un' ecologia umana. L' idea è che occorra «un' ecologia umana integrale», una «ego-logia», per combattere l' inquinamento interiore che ci opprime, ci rende infelici, ci fa perdere la strada. Inizia così un viaggio dentro sé stessi, per un' ecologia della propria testa, della pancia, delle mani, del passo che ogni scelta fa compiere. L' esperienza drammatica del Covid ci ha fatto mancare il fiato; perciò serve la voglia e il coraggio di «tornare al bello».

In questo libro ci prova una donna, distinta e brillante, che riflette e pone domande. Siamo su un treno dove, fermata dopo fermata, salgono a bordo le personificazioni delle nostre parti del corpo. Ecco allora la famiglia del Signor Testa, con la madre Bocca e i tre figli Vista, Udito, Naso; poi la pancia che con la sua complessità energetica si presenta come una squadra di calcio con i suoi undici giocatori: Cuore, che è il capitano, i due Polmoni, i due Reni, poi Stomaco, Milza, Fegato, Intestino, Ombelico e Pudenda. Salgono quindi le mani, Dexter e Sinny, una coppia felice grazie al loro tenersi e mantenersi, supportarsi e sopportarsi.

Per ultimo, la protagonista incontra un single, il piede, nei panni del signor Passo; perché si può fare solo un passo per volta. Da questa catena di dialoghi nasce un libro «spiritoso», nel duplice senso di divertente e spirituale. In molti lettori hanno chiesto a Giulio Dellavite se avesse pensato a un sequel per Se ne ride chi abita i cieli . Uno gli ha scritto: «Il tuo libro precedente è una teoria dell' essere manager fuori e monaci dentro per diventare leader di sé stessi. Ci hai provocato per passare dal "potere" come sostantivo, che logora, al "potere" come verbo servile, che innesca un miglioramento. Dire poter camminare, poter sentire, poter capire, poter parlare implica che prima non si riuscisse a farlo. Adesso ci aspettiamo l' eserciziario!». Così l' autore ha raccolto questa sfida, in modo un po' surreale. Sarebbe stato più facile continuare la storia dei vecchi personaggi: il manager che finisce per caso in un convento, e l' abate che impara da lui e nello stesso tempo gli insegna l' arte di guidare una comunità umana. Stavolta il concetto di merito viene declinato in forme nuove, come «aristocrazia dei valori», come il bisogno di ri-animarsi, ritrovare nobiltà nell' animo. L' aristocrazia dei valori è allergia alla mediocrità.

In questo suo nuovo sforzo letterario di vedere le cose da un altro punto di vista, Dellavite ha scoperto che non solo «se ne ride chi abita i cieli», ma sorride anche chi abita quel cielo ribaltato che abbiamo dentro e che è l' universo interiore. Così ha immaginato un dialogo, un po' surreale, tra le diverse parti del corpo. Possibile, per esempio, che l' uomo si accorga di avere la testa solo quando gli fa male? Che ascolti la pancia solo se brontola quando ha fame? Che dia attenzione alle mani solo perché deve igienizzarle? Che si accorga dei piedi perché l' orologio rileva il conteggio dei passi? Interloquisce con tantissime persone, comunica in modi svariati, eppure si accorge che entra in relazione così poco con questi amici - a volte nemici - che lo abitano. Nel momento in cui l' autore decide di dare inizio a questa operazione di ecologia, mettendosi in rapporto con le parti che lo compongono, ha la sensazione di muoversi solo tra schegge di vetro che, in modo irregolare, rimandano svariati riflessi del suo volto. Poi invece si accorge che sono pezzi di un puzzle che è chiamato a ricomporre, per trovare l' immagine della verità di ciò che è e di ciò che vuole. L' obiezione al titolo è scontata: l' etimologia corretta è «fare di nuovo guerra», perché bellum in latino non ha lo stesso significato che ha per noi. Replica l' autore: «Voglio combattere ciò che fa sembrare brutto quello che non lo è, ingrigendolo e appiattendolo; ciò che preferisce maschere invece che volti; ciò che cerca divertimenti urlati e dimentica il sussurro emozionante del sorridere; ciò che ama la vetrina e dimentica il magazzino; ciò che desidera il prurito del profitto e non conosce il sapore del lavoro. Mi ribello, dunque sono».

L' intuizione di un'«ecologia umana integrale» è stata di papa Benedetto XVI che, nell' enciclica Caritas in veritate scrisse che non è possibile un' ecologia senza un' adeguata antropologia. Papa Francesco l' ha rielaborata nella Laudato si' , laddove pone in un rapporto stretto degrado ambientale e degrado umano. Il «tornare al bello» si declina allora in ecologia della bellezza, come ecologia sociale ed economica, ecologia della vita quotidiana, ecologia morale, culturale, ecologia degli stili di relazione, ecologia del galateo. L' ecologia umana integrale parte da sé stessi e riguarda le stanze del proprio quotidiano. Conclude Dellavite: «Il Covid-19 in questo mi ha fatto da specchio. Ho capito che non potevamo più tornare alla normalità, perché la normalità era il problema. Costringendomi a non uscire, mi ha portato dentro. "Portare dentro" ha implicazioni carcerarie e per qualcuno il lockdown è stato davvero un' esperienza di reclusione. Ma in certi casi è, ed è stato, anche la scoperta di un panorama interiore, che prima era ingolfato dall' accatastamento di incombenze». (Corriere della Sera)

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA