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L'arte di strada dipinge la guerra in Ucraina

Antonio Tarallo
Pubblicato il 06-04-2022

Bisanti sta creando un’opera per raccontare orrori

Roma, Trastevere, noto quartiere romano della movida, centro per molti giovani e turisti. Qui di chiese ce ne sono tante, tutte importanti per la Cristianità, soprattutto dei primi secoli. Si percorrono vie e viuzze, un po’ affascinati dalle bellezze di Roma, un po’ dando un’occhiata ai tantissimi ristoranti che fanno capolino; sembrano invitarti a una pausa dopo tanto camminare.

In questo panorama così variopinto, si erge la facciata di una chiesa, con il suo vasto portico antistante: è San Crisogono, retta dai Padri Trinitari di San Giovanni de Matha, l’ordine religioso famoso per il carisma della “liberazione degli schiavi”. Schiavi, parola che nel 2022 sembrerebbe così anacronistica, eppure il tempo che stiamo vivendo sta vedendo innumerevoli donne e uomini schiavi di un’insensata guerra. L’Arte, da millenni, è stata sempre interprete del mondo: lo ha osservato, l’ha trasmesso con le sue bellezze e con le sue brutture. E così ha sempre fatto, nella sua carriera, l’artista romano Giorgio Bisanti, classe 1963.

Fin da piccolo respira colori e pennelli, tele e argilla nello studio di Renato Guttuso. Diplomato presso l'Accademia delle Belle Arti di Roma, studia con i Maestri Greco e Crocetti; nel frattempo frequenta anche lo studio dello scultore Pericle Fazzini. Tante le sue opere presenti in varie collezioni pubbliche e private, tra le quali molte realizzate per la Polizia Di Stato.

È lui l'Autore della scultura "Monumento ai Caduti delle Forze dell'Ordine" in Piazza della Libertà, sempre a Roma. Troviamo il maestro intento nei suoi colori - sotto il porticato della chiesa di San Crisogono - a realizzare un’opera del tutto particolare. Nel titolo c’è già tutto: “Fuga da Kiev”, opera estemporanea, che oltre alle forme e ai colori di Bisanti, accoglierà i ritagli dei giornali che i passanti vorranno fornire all’artista. San Francesco patrono d’Italia lo ha intervistato in esclusiva.



Guardando a quest’opera non può che venire in mente l’opera del Guernica di Picasso, opera che racconta gli orrori del nazismo. Picasso, ispirazione per quest’opera?
Sì, sicuramente ci sono dei richiami a Picasso, ma non solo. Ho nella mente e nel cuore i colori e le linee di Guttuso, mio maestro. Ma questo dipinto rappresenta soprattutto le barbarie che il popolo ucraino sta vivendo, in maniera inspiegabile. Oltre a dipingere farò un collage con i pezzi di giornali delle immagini della guerra. È un modo per stare nel mondo. L’ arte è uno strumento di denuncia e per me è importante essere nella storia che si sta vivendo.

Può presentarci l’opera?
Ci sono corpi in fuga, in agonia, qui su questa tela. Tutta la scena si incentra sulle donne e i bambini. L’unico personaggio maschile è posto in basso a sinistra, a un angolo: è l’emblema degli uomini che stanno combattendo per la libertà. In alto, a sinistra, invece c’è un personaggio in maschera, un teatrante. Mi è venuto spontaneo dipingerlo dopo la notizia della bomba sul teatro a Mariupol.

Tutti stiamo desiderando la pace. E, allora, viene in mente un uomo, soprattutto, che nella storia ha rappresentato lo strumento della pace per eccellenza: San Francesco. Qual è il pensiero di Bisanti su questo santo?
San Francesco è stato il santo che ha diffuso nel mondo il verbo di pace. Se guardo la mia opera non posso che notare un elemento ben definito: una colomba. Una colomba trafitta purtroppo da molto tempo. È qui, su questa tela e vuole rappresentare tutta l’umanità ferita, trafitta. San Francesco portava a tutti l’umanità, ma anche noi siamo chiamati a farlo, ognuno a suo modo. Io, nel mio piccolo, cerco di farlo con l’arte.

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