societa

La resurrezione del silenzio

Michele Serra Ansa - Angelo Carconi
Pubblicato il 18-02-2021

La regola di Draghi: si parla se si ha qualcosa da dire

Si trasecola, non ci si crede, è troppo bello per essere vero, ci si abbraccia commossi, ci si stupirebbe di meno se gli ultimi fossero i primi e se un cammello passasse per la cruna dell' ago, trovate voi altre iperboli per dire lo stupore, l' entusiasmo, la felicità sfrenata che si prova leggendo sui giornali che l' unica regola-guida della portavoce di Mario Draghi, Paola Ansuini, è questa: si parla solo se si ha qualcosa da dire. Non so se vi rendete conto. È la rivoluzione. È il contrario preciso dello status quo. È la sovversione della ciancia ininterrotta che domina la Polis. È un chiudi-il-becco che vale una Pentecoste, è igiene mentale, è la liberazione del silenzio dalla spelonca nel quale era stato rinchiuso. Ed è, soprattutto, un' indicazione pietosa per i confusi, gli smarriti, i dannati del clic e del "vado in onda", coloro che hanno creduto che fare politica significhi twittare una belinata all' ora, postarsi mentre si mangia la Nutella, dire ogni giorno, in tutti i telegiornali, "mi piace il governo" se si è al governo, "non mi piace il governo" se non si è al governo, che uno li vede da casa e pensa: chi l' avrebbe mai detto. Dev' esserci stata una certa confusione, negli ultimi anni, tra il mito della trasparenza e l' idea, veramente perversa, che TUTTO sia di interesse pubblico, dall' ultima opinione risaputa e rimasticata alla prima ovvietà che viene in mente di fronte a una telecamera accesa. Non è per caso che si passa buona parte della vita in luoghi in cui, oltre alle finestre, ci sono anche i muri. Servono, i muri, a proteggere le nostre lunghe ore di impresentabilità. E soprattutto a proteggere gli altri dallo spettacolo, mortificante, della nostra impresentabilità. (La Repubblica)

 

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