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Covid, Omar Galliani: l'arte è fede, può curare le ferite dello spirito

Roberto Pacilio Omar Galliani
Pubblicato il 04-05-2020

San Francesco è il contatto più stretto tra l'uomo e il cielo

Intervista all'artista Omar Galliani su arte, fede e coronavirus. 

Come sta vivendo questo periodo di quarantena e cosa la preoccupa di più?

Lavorando oggi al mio cavalletto come sempre, ma con un peso in più che non riesco ad alleviare pur guardando fuori dalla finestra del mio studio da cui vedo una natura esplodere in tutta la sua bellezza di colori e profumi. La primavera, penso a quanti non riusciranno più a cogliere questi momenti. La natura nella sua sfolgorante bellezza sembra distante, cinicamente muta davanti al nostro impotente sgomento, lontana da noi che siamo parte della stessa materia ma da sempre divisi tra cielo e terra. Durante il giorno rispondo attraverso il computer ai miei allievi del corso di pittura che tengo all'Accademia di Belle Arti di Brera, ragazzi sparsi sul territorio nazionale uniti da un sottile filo rosso che ha nella creazione artistica un importante sollievo. Ascolto buona musica leggendo pagine che avevo per troppa fretta dimenticato nei miei cassetti.

Se dovesse dipingere questo momento drammatico come lo rappresenterebbe?
Ho iniziato una grande opera composta da più soggetti. Un’opera composta da 40 tele disegnate a matita che daranno vita ad un unico grande affresco di 3 metri di altezza per 6. Il tema centrale, il contatto fisico tra le persone, l'abbraccio, la stretta di mano, la carezza, il bacio e tutto quello che oggi ci viene negato nella quotidianità. Il titolo, "I BACI RUBATI / COVID 19".
In questa pandemia e con tutte le conseguenze dolorose che il virus ci ha portato nella sua spietata corsa quotidiana balza agli occhi un dato: il distanziamento sociale e individuale che sta portando pericolosamente ad un "tracciamento" delle persone con tutte le conseguenze morali e sociali che ne deriveranno. La tecnologia che si è così prepotentemente impossessata delle nostre vite ci sta trascinando in un vortice pericoloso. Qualcuno per noi ha pensato che l'uso di un’applicazione possa risolvere il problema della diffusione del virus quando oggi le chiese, i luoghi di culto, le funzioni religiose basilari, il rispetto della vita e della morte vengono vietate, calpestate. Un sigillo pericoloso sembra aprirsi in questo momento lasciandoci attoniti, sgomenti e sempre più soli, privati delle nostre certezze più profonde.



Ci dice un quadro famoso che secondo lei potrebbe raccontare la situazione che stiamo tutti vivendo?
Ci sono molti quadri che potrebbero sintetizzare questo momento ma un’opera in particolare credo possa rendere meglio di ogni altro il dramma che stiamo vivendo "La zattera della medusa" dipinto da Gericault ed esposto al Louvre di Parigi.

Dicono che nei momenti difficili nascono grandi idee. Cosa ne pensa? È stato “ispirato” da questa pandemia?
Tintoretto durante la peste di Venezia dipinse alcune fra le sue opere maggiori ritraendo i lazzaretti di quella città con drammatico realismo. Picasso con "Guernica" ha lasciato un segno indelebile sottolineando una delle peggiori atrocità del secolo scorso. Attorno alle tragedie, agli eventi nefasti gli artisti creano ugualmente, pensiamo all'algida bellezza delle Madonne di Raffaello dipinte negli stessi anni in cui nascevano quei capolavori si alternavano, guerre, intrighi, malattie che devastavano la vita di intere città, paesi. Nonostante tutto nascevano opere memorabili basti pensare alla "Pietà" di Michelangelo. Non voglio sostenere l'insensibilità o il cinismo degli artisti, la risposta dell'arte consiste spesso in un grido disperato di bellezza per tutti.



La musica, il teatro, il cinema, la pittura da sempre “aiutano” a superare i momenti difficili che la vita ci riserva. Crede lo sia anche in questo momento? Cosa può fare l'arte?
L'Arte abita i territori dell'imponderabile e la necessità originaria che la anima. La musica, le arti visive, il cinema potrebbero di più se il sistema che ci governa ne riconoscesse l'importante portata. L' arte è un patrimonio universale non soltanto storico museale da inventariare ma una sempre nuova energia vivificante. L'arte è viva, l'arte è fede e può curare le ferite dello spirito, del corpo alleviandone le sofferenze. La funzione di un'opera d'arte va al di là della propria celebrazione storica, cavalca il tempo e si rende leggibile e comprensibile al cuore di chi sa leggerla, senza tempo.

Qual è la prima cosa che farà non appena tutto sarà finito?
Quando questo tempo sospeso dalla pandemia sarà finito imbiancherò la parete più grande del mio studio e vi appenderò l'ultima grande opera di cui le ho parlato " I BACI RUBATI ", 40 disegni su tela oggi sparsi attorno al mio cavalletto. Siamo portati dopo tanti giorni di isolamento a cosa potremo fare dopo, dove andare. Anche se credo che il viaggio più importante sarà quello che saremo stati capaci di intraprendere dentro di noi. Porto sempre con me la memoria viva delle opere che ho amato, quelle che oggi non mi è permesso vedere ma che vivono dentro di me. Chiudo gli occhi e sono alla Valletta davanti alla Decollazione di San Giovanni Battista e a quel nome scritto con il colore del sangue: Caravaggio.



Molte persone nei momenti di sconforto si affidano alla preghiera. Che rapporto ha con la fede e la preghiera?
Non ho imparato molte preghiere pur essendo credente. Trovo grande ristoro spirituale entrare nelle piccole o grandi chiese del mondo dove le preghiere o i passaggi dell'antico e nuovo Testamento sono narrati dagli artisti del passato. Il Vangelo che quotidianamente porto con me ha i nomi di Botticelli, Michelangelo, Raffaello Matisse, Roualt, Yves Klein, Rothko e tanti altri. L'opera d'arte è un atto di fede per l'artista credente o ateo. In ogni opera che inizio rafforzo la mia fede. Ogni mia opera è frutto di una preghiera interiore che ha nel tempo dell'esecuzione e nell'uso dei materiali impiegati le basi per una trascendenza che non si ferma al soggetto ma trasmette al di là di sé quell'imponderabile anelito di fede che caratterizza l'opera attraverso il lavoro inteso non come mera materialità, ma sublimazione. Voglio citare un libro che nella mia formazione accademica ha avuto una fondamentale importanza: "Le porte regali / Saggio sull'Icona " di Pavel Aleksandrovic Florenskij" In quelle pagine il farsi dell'opera diviene preghiera.

Cosa pensa di Papa Francesco?
Ho incontrato Papa Francesco alcuni anni fa con la mia famiglia durante un’udienza, gli portai con mio figlio Massimiliano e Laura mia moglie il volto di Maria, un piccolo pastello blu. Giorni fa sul sagrato di san Pietro era solo con il crocifisso. La pioggia e il vento bagnavano lui e quel grande legno antico in una scura serata di pioggia romana. Ho rivisto nel suo volto lo stesso Francesco di quel giorno in cui lo incontrammo, la stessa mestizia di un uomo che raccoglie su di sé i dolori del mondo e ti guarda negli occhi, poche parole profonde. Quello che sta vivendo oggi credo sia il peso più grande che un Papa possa sostenere, vedere il mondo che soffre e dover tenere chiuse le porte materiali e simboliche della fede per ottemperare ai decreti. Vedendolo nella sua preghiera quotidiana trasmessa dai media mi conforta più della schiera di virologi che ogni giorno si alternano al capezzale del mondo degli uomini. So di non essere condiviso dai più in questa mia visione della realtà anche se credo che al di là del reale tangibile esista ancora spazio per ciò che lo trascende.

Conosce San Francesco? Cosa rappresenta per lei il Santo di Assisi?
San Francesco è il contatto più stretto tra l'uomo, la sua eredità terrestre e il cielo. Vocazione dell'assoluto senza tradire la terra, la natura. Parole semplici e complesse. Rivelazione dei semplici. Rifiuto dei dogmi. Genuflessione del corpo al cospetto dell'anima. Rinuncia. Amare anche senza essere ricambiati. Generosità senza interessi. Sacrificio dell'anima. Pandemia d'amore. Iconografia del sorriso che trascende il dolore. Bulimia d'amore. Il cielo che attornia l'immagine del santo negli affreschi di Giotto e di tanti altri artisti negli affreschi o nelle tavole della storia dell'arte è sempre caratterizzato da un blu intenso lapislazzuli dove le stelle spesso si sporgono dal cielo diventando paesaggio celeste, quel paesaggio che oggi vorremmo condividere con gli uccelli e il lupo e senza paura ripetere con lui: Signore fa di me uno strumento di pace. (Credit Foto - Omar Galliani)

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